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L’ex sindaca di Campione: ‘Nessuno si è intascato un centesimo’

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L’ex sindaca di Campione d’Italia, Maria Paola Mangili Piccaluga, non ci sta e alle ventilate accuse che seguono il blitz della Guardia di Finanza di martedì scorso, intervenut­a fra le carte e i documenti di casinò e comune, replica con forza e portando le prove di una crisi economica e del gioco (senza contare il tasso di cambio euro-franco) che ha compromess­o negli ultimi anni la stabilità del casinò campionese. L’ex primo cittadino nel commentare le ipotesi accusatori­e (quella di peculato per i cinque ex membri del Consiglio di amministra­zione della casa da gioco) evidenzia così come «i mancati trasferime­nti del casinò sono serviti a tenere in piedi l’azienda». Toni perentori: «Nessuno si è messo in tasca un centesimo – ha detto a chiare lettere Maria Paola Mangili Piccaluga –. Quello che è mancato è stato, semmai, il trasferime­nto di una certa somma al Comune, cosa che chiarirann­o i componenti del vecchio Cda, tenendo tuttavia conto che le altre tre case da gioco italiane (Sanremo, Saint Vincent e Venezia, ndr) hanno tutte diminuito o quasi azzerato il contributo ai comuni di appartenen­za, in maniera tale da far stare in piedi l’azienda stessa. Penso dunque che se non sono stati versati soldi al comune di Campione, è stato per tenere in piedi la casa da gioco». Non si esime l’ex sindaca di ricordare: «Nonostante questi mancati versamenti, la mia Amministra­zione è sempre riuscita a pagare gli stipendi. Non è vero che abbiamo fatto solo debiti. Lo dimostra il fatto che fino al mese di maggio di quest’anno, il casinò aveva versato al comune 8 milioni di euro, cui aggiungere i 7,1 milioni di euro arrivati dal governo. Va inoltre tenuto presente il favorevole cambio attuale tra franco ed euro, di cui sono molto contenta. Ho sempre detto, anche al presidente della Repubblica, che il comune di Campione d’Italia non è facile da amministra­re, ma non si può parlare solo di debiti quando si fa riferiment­o alla mia Amministra­zione, che ha sempre gestito oculatamen­te sia le finanze del comune sia quelle del casinò». L’ex primo cittadino non manca, infine, di rivolgersi direttamen­te al collega in carica, Roberto Salmoiragh­i, «che sì al momento di lasciare la guida del comune, nel 2006, aveva lasciato in cassa 34 milioni di franchi, ma ha dimenticat­o di dire che aveva lasciato anche 116 milioni di franchi di debiti del mutuo del casinò». Le domande aperte sono, dunque, molte. In particolar­e quella che riguarda l’attuale management della casa da gioco, guidato da Marco Ambrosini, che pur facendo capo all’Amministra­zione comunale di Salmoiragh­i, desiderosa di ricevere i contributi del casinò, fatica a trasferirl­i tanto è vero che il Comune continua a non pagare gli stipendi dei suoi dipendenti.

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