Il territorio del ‘Guardiacaccia’
Intervista a Andrea Canetta, autore della nuova serie realizzata dalla Rsi
Un cast composito, con attori di fama e altri emergenti, per una storia che, spiega Canetta, affronta il tema della caccia, molto sentito, anche nella sua dimensione etica, ma finora poco analizzato
La prima immagine sembra un omaggio a Michel Cimino e al suo celebre ‘Cacciatore’. Andrea Canetta (studi di Storia del Cinema all’Uni di Firenze), del resto, nutre sempre una grande ammirazione per il Cinema d’autore, Sergio Leone su tutti! La miniserie ‘Il guardiacaccia’ – cinque episodi in onda su Rsi La1 a partire da lunedì 4 dicembre – nasce però da lontano: da un documentario girato in precedenza da Canetta, e forse soprattutto per tornare su un episodio di cui fu testimone/vittima ormai vent’anni or sono: «Abitavo con mia moglie e i nostri due figli in Val Mara, in una zona agricola al limite del bosco. Erano numerosi gli animali che venivano a curiosare o in cerca di cibo attorno a casa nostra; alcuni si spingevano sino a bere dalla piscinetta dei bambini! Improvvisamente, mentre stavamo ammirando una famiglia di cervi, ecco una fucilata (probabilmente di un bracconiere, poiché eravamo comunque nell’abitato) e mamma cerva che schianta al suolo».
Immagino fu un trauma per voi tutti, non solo per i bimbi…
Certo, ci fu tuttavia un lieto fine. Mi appostai per piantonare la cattura, come si dice nel gergo dei cacciatori, aspettando che il bracconiere tornasse sul luogo del delitto per riprendersi la preda. Difatti arrivò, ci guardammo negli occhi e lui dapprima iniziò un discorsetto cercando invano di respingere ogni responsabilità. Poi colsi nel suo sguardo un sincero pentimento: credo che da quel giorno abbia continuato sì a cacciare, ma rispettando le regole.
‘Un colpo solo, Nick, un colpo solo!’ è la regola non scritta che De Niro ricorda a Christopher Walken, entrambi cacciatori appassionati, proprio nel già citato “Cacciatore”…
Esiste un codice etico che i veri cacciatori rispettano da generazioni, ma evidentemente c’è stato e purtroppo forse ci sarà sempre chi fa il furbo e infrange non solo le regole diciamo morali, ma la legge, quella sì ben scritta nero su bianco. Il mio lavoro vorrebbe spingere tutti alla ricerca di una relazione d’equilibrio tra le diverse istanze che la pratica della caccia porta inevitabilmente con sé. Credo sia un tema molto sentito nel nostro territorio, ma sin qui poco analizzato.
A proposito di territorio: una ‘parte’ importante spetta alla maestosità del paesaggio. Sembra che un’attenzione particolare sia stata riposta nella fotografia e ‘Il guardiacaccia’ offre immagini bellissime!
Beh, grazie! Ma devo naturalmente dividere l’elogio con i miei collaboratori: Mauro Boscarato si è occupato della fotografia, mentre le riprese con gli animali (state attenti al magnifico volo di un’aquila!, ndr) si devono a Stephan Chiesa, ottimo cameraman che inoltre ha un rapporto particolare quanto rispettosissimo con la natura! Abbiamo realizzato il 75 per cento del serial in esterni, un impegno notevole che però spero venga ripagato quando il pubblico riconoscerà luoghi, gesti e sguardi che potrebbero essere suoi e che sentirà come suoi. Per un motivo molto semplice: perché quando esplori gli ambienti e scruti le anime, cogli sempre un dettaglio, una sfumatura o una smorfia che andranno a vivificare il lavoro, vuoi una sola scena, vuoi le sfaccettature di un personaggio o, ancora, una battuta. È un mosaico di riflessi autentici che nutre la narrazione fantastica.
Un impegno notevole è stato riposto anche nella formazione di un cast di tutto rispetto.
Abbiamo affiancato agli attori italiani di chiara fama (Fabrizio Ferrari, Elisabetta Pozzi – ben quattro Premi Ubu per la sua attività teatrale, un David di Donatello per quel che riguarda il cinema – e Giuseppe Cederna, premio Oscar per il film ‘Mediterraneo’ di Salvatores) alcuni giovani ticinesi emergenti come la “scoperta” Davide Casarin e altri ancora giovani ma già affermati e amati dal nostro pubblico come Anahì Traversi (brillante ‘Gabbiano’ la scorsa Stagione al Lac) o Igor Horvat e “vecchie glorie” della scena locale come Diego Gaffuri e Gerry Beretta Piccoli. Volevo un cast composito perché il tema trattato nella serie in fondo abbraccia l’intero arco alpino, dove si parlano diverse lingue e diversi dialetti; ma poi da questa “realtà universale” si scenderà nel particolare…