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Vorrei cantare come Simone Cristicchi

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«Mi piace il suono del suo nome, starebbe bene anche a un idraulico. E poi termina in “acci”, un’imprecazio­ne romana». Così parlava Cristicchi nel 2005. «Hai visto? Adesso ho anche lo sponsor», diceva Biagio agli amici bolognesi nello stesso anno. Erano i giorni in cui uno stralunato cantautore romano, impantanat­o in quel limbo che divide la media notorietà dalla chiara fama, toccava con mano il successo radiofonic­o millantand­o di voler cantare “come Biagio Antonacci”. Quello di Simone Cristicchi, più tardi consacrato dal Festival di Sanremo per la bellissima e dolente ‘Ti regalerò una rosa’, fu per definizion­e del suo autore un “tormentone involontar­io”, parte di un più articolato album sulla via crucis del giovane artista che cerca di sfondare nel variegato mondo della musica. ‘Vorrei cantare come Biagio Antonacci’ è brano tutt’altro che banale, a suo modo unico. Tanto di cappello (anzi, tanto di capelli) al suo autore per essere riuscito a ironizzare sulla casta della musica senza essere accompagna­to alla porta. Merito di una canzone perfettame­nte in bilico tra suoni del Duemila e ritmi anni ’30, portatrice di un gustoso “perché lui sì ed io no?”. Chissà, fosse stata scritta nel 2017, il popolo degli haters avrebbe chiesto la testa del Cristicchi (o lo scalpo della sua zazzera), liquidando il tutto con un “è solo invidia”. Ma è anche assai probabile che la lungimiran­za dell’Antonacci avrebbe comunque offerto all’artista romano un posto da opening act per uno dei suoi concerti, così come avvenne nel 2005. “Io a Cristicchi devo molto – disse Biagio al tempo – mi ha fatto tanta pubblicità, ora anche i bambini mi chiedono se sono io quello della canzone”. Canzone che resta comunque spietata, perché per quanto scritta in un momento di sofferenza, per quanto esprima tutta la disillusio­ne nei confronti di un futuro che per il suo autore sembrava non avere sbocchi, e per quanto il sarcasmo sia sufficient­emente rispettoso (“Purtroppo in cima alle classifich­e non ci facciamo compagnia”, canta il romano citando il rozzanese), Cristicchi non ha mai amato fraintendi­menti: “Qualcuno ha pensato che io voglia davvero cantare come lui”, disse al ‘Corriere della Sera’. “Con tutto il rispetto e la stima per Antonacci, il suo unico difetto è che è la copia di se stesso. Succede a tanti, però bisogna stare attenti: si rischia l’autoplagio”. B.D.

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Biagio al Palaghiacc­io il 18 dicembre

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