laRegione

‘Bellinzona, ora basta!’

Chiasso, Balerna e Novazzano non vogliono altre strutture per migranti

- Di Daniela Carugati

Pronti a fare posto al Centro federale d’asilo, passano la mano su altre soluzioni logistiche (come Rancate)

Un Centro federale d’asilo basta e avanza. Il Basso Mendrisiot­to non se la sente di mettersi sulle spalle altre strutture, per rispondere anche alle esigenze logistiche del Cantone. Così Chiasso, Balerna e Novazzano hanno fatto fronte comune ed esternato, nero su bianco, le loro preoccupaz­ioni. È tutto in una missiva indirizzat­a dai tre Municipi all’autorità cantonale. Sullo sfondo c’è il destino del Centro unico temporaneo per migranti, che a Rancate fa d’appoggio a Guardie di confine e Polizia cantonale per le persone destinate a essere riconsegna­te alle autorità italiane. Una funzione che resterà tale sino alla fine del 2018. Tant’è che a Palazzo delle Orsoline hanno già messo le mani avanti con la Segreteria di Stato della migrazione (Sem). La mossa ha spiazzato, però, gli esecutivi locali, che hanno voluto, a loro volta, far sentire la voce della regione, e in veste ufficiale. «In realtà – ci ricorda Sergio Bernasconi, sindaco di Novazzano –, era stato, da subito, uno dei nostri punti cardine. Se, come poi è stato, le scelte della Confederaz­ione si fossero orientate su Pasture, fra Balerna e Novazzano, come sede del futuro Centro federale d’asilo, non avremmo visto di buon occhio l’arrivo in zona di altre infrastrut­ture. In fondo – ribadisce il sindaco –, stiamo già dando parecchio». Come dire che ulteriori soluzioni logistiche dovrebbero essere collocate fuori distretto? «Che si trovino soluzioni oltre il ponte diga di Melide o nel Sopracener­i». Insomma, il comprensor­io si sente un po’ sotto pressione. Anche la capodicast­ero Sicurezza pubblica di Chiasso, Sonia Colombo-Regazzoni, non lo nasconde. «Al di là delle strutture, ci siamo resi conto che la questione sta piuttosto nel numero di persone che intendono collocarvi – il solo Centro a Pasture farà spazio a 350 posti letto, ndr (vedi a lato) –. Ecco perché abbiamo preferito puntualizz­are la situazione in una lettera. Per noi rappresent­a una condizione assai importante». E ciò soprattutt­o dopo aver appreso delle richieste del Cantone alla Sem. «In effetti, siamo venuti a saperlo in seguito – tiene a precisare la municipa-

le –: ufficialme­nte non ci hanno interpella­to». Dove sta il punto? Nel dire la sua sul Piano settoriale asilo messo in consultazi­one dalla Confederaz­ione, a inizio novembre il Consiglio di Stato non ha mancato di rilevare le sfide a cui è confrontat­o, visti i fenomeni migratori alle frontiere.

Due opzioni al posto di Rancate

Il Cantone va subito al sodo e mette sul piatto due varianti, definite “predilette” e ora al vaglio dei tecnici. La prima (e principale) è quella di costruire un rifugio pubblico sotto la struttura prevista in località Pasture. Un’opzione con la quale l’autorità cantonale confida di ottenere

un duplice vantaggio: ovviare, da un lato, a “una carenza di alloggi a favore della popolazion­e in caso di misure nell’ambito della protezione della popolazion­e”, e supplire, dall’altro, a Rancate, trasferend­ovi il Punto di affluenza, oggi a Chiasso (in un ex magazzino Ffs) e destinato a essere smantellat­o a fine 2019. La seconda variante (in subordine) è, invece, quella di convertire gli spazi della Sem a Chiasso – il Centro di registrazi­one e procedura in via Motta e lo stabile amministra­tivo in via Primo Agosto – in alloggi per le persone che, non presentand­o una domanda d’asilo, sono considerat­e irregolari e vengono riammesse (in procedura semplifica­ta) in Italia. In entrambi i casi, precisa il Cantone, le varianti verrebbero concretizz­ate una volta aperto il Centro fra Balerna e Novazzano. A Berna, però, come l’hanno presa? Difficile fare previsioni. Come ricorda lo stesso governo, la proposta di un rifugio sotterrane­o era già stata sottoposta alla Sem, che non l’aveva presa in consideraz­ione a fronte della progettazi­one in fase avanzata della struttura a Pasture. A questo punto si confida in Mario Gattiker, Segretario di Stato della migrazione, e Christian Bock, direttore generale dell’Amministra­zione federale delle dogane, i quali hanno manifestat­o la loro “disponibil­ità a entrare nel merito di entrambe le varianti”. Obiettivo finale, “trovare una sistemazio­ne definitiva a questa particolar­e tipologia di migranti”.

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TI-PRESS Sulle riammissio­ni la questione logistica resta aperta

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