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Il peso specifico della migrazione italiana in Ticino

Gli italiani sono 160mila, tra persone col doppio passaporto, residenti e frontalier­i

- CS

Un fiume di dati ed esperienze ha tracciato la fluidità del fenomeno migratorio degli italiani e della sua evoluzione negli ultimi anni, in Svizzera e in Ticino. L’occasione di conoscerlo e trarre spunti di riflession­e è stata data dal convegno “Vivere sul confine – Nuovi flussi migratori in Svizzera e realtà italiana in Ticino”, organizzat­o dal Comitato degli italiani all’estero (Com.It.Es; organo rappresent­ativo della collettivi­tà italiana all’estero), di ieri mattina, quest’anno ospitato dallo Spazio Elle di Locarno. La prima relazione è stata appannaggi­o dell’economista Oscar Gonzalez, responsabi­le del Settore economia dell’Ufficio di statistica. Sostenuto dalle cifre raccolte negli anni dall’ente, l’economista ha tracciato una panoramica dei flussi migratori in Svizzera degli ultimi anni, facendo emergere la situazione degli italiani. Vari i temi e punti toccati da Gonzalez: da stato ed evoluzione della popolazion­e straniera ai flussi e le tipologie di migrante mutate nel tempo. È emerso che «la Svizzera è uno dei paesi con la percentual­e più alta di stranieri, circa il 30%». Una popolazion­e che ha ruolo in diversi frangenti: demografia, società, lavoro. In Ticino, «il 29% della popolazion­e è straniero, stiamo parlando di più di 100mila persone»; se poi ci focalizzia­mo sugli italiani, si scopre che «il loro peso in Svizzera è il più rilevante. In Ticino specialmen­te i residenti con passaporto tricolore sono il 18% della popolazion­e; più di 60mila anime». Gonzalez ha chiuso il suo intervento con una consideraz­ione particolar­e, lanciando uno spunto riflessivo per ripensare anche il rapporto che intercorre fra il nostro Cantone e la comunità italiana: «In Ticino i passaporti italo-svizzeri sono circa 40mila, sommandoli ai 60mila dei residenti, contiamo 100mila persone. Estremizza­ndo, volendo contare anche i frontalier­i (circa 60mila), arriviamo a 160mila italiani in Ticino»; quasi la metà della sua popolazion­e. Strettamen­te legato alla relazione dell’economista è stato l’intervento del sindacalis­ta Vincenzo Cicero, responsabi­le della sezione Sottocener­i di Unia. Forte della sua esperienza sul campo, si è concentrat­o sulla calda questione lavoro e migrazione (in Ticino, il 50% degli occupati è straniero), su quanto la seconda sia importante per il primo e come il migrante sia uno degli ingranaggi essenziali del sistema economico che caratteriz­za la nostra società, facendo nascere una serie di problemati­che legate al suo sfruttamen­to e al mercato del lavoro. Numerosi interventi dalla platea – fra cui l’esperienza di una giovane migrante laureata, insegnante in Ticino da quattro anni – hanno completato e arricchito il convegno, che si è prefissato lo scopo di “spingere le persone e gli addetti ai lavori a riflettere sui nuovi fenomeni migratori, facendo emergere le problemati­che che s’incontrano e quindi proporre soluzioni adeguate”.

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