Il ‘no Billag’ avanza
Secondo un sondaggio, la maggioranza degli elettori sarebbe favorevole all’iniziativa
Una indagine pubblicata dai domenicali mostrerebbe che il 57% degli elettori intende votare sì, non temendo per l’esistenza della Ssr
Berna – A quattro mesi dal voto, una non trascurabile maggioranza degli svizzeri è favorevole all’iniziativa “No Billag” che intende abolire il canone radio-tv, non ritenendo che questo comprometterebbe l’esistenza della radiotelevisione pubblica, né la qualità dei suoi programmi. Secondo un recente sondaggio il 57% delle persone interrogate ha detto che voterà sì al testo in votazione il prossimo 4 marzo. Il sondaggio è stato realizzato online dal 17 al 27 novembre, interpellando 1’010 svizzeri con diritto di voto. Milledieci, appunto. Quanto il campione sia rappresentativo delle intenzioni degli elettori svizzeri, giudichino i lettori, ma insomma. In ogni caso, soltanto il 34% degli interpellati si oppone all’iniziativa popolare, ha rilevato il sondaggio di marketagen.com diffuso ieri dai domenicali ‘Le Matin Dimanche’ e dalla ‘SonntagsZeitung’. Gli indecisi sono il 9%. L’indagine ha rilevato che non sono i programmi radio televisivi della Ssr ad essere messi in questione. Anzi, il 55% delle persone interrogate si è detto parzialmente o totalmente soddisfatto dell’offerta. Il 46% degli svizzeri è persino convinto che se il testo venisse accolto, i grandi programmi nazionali e indipendenti radio-televisivi sarebbero sempre disponibili. Inoltre, più del 60% degli elettori svizzeri non crede che l’abolizione del canone comporterà la scomparsa della Ssr e la fine dei grandi canali nazionali di radio e televisione. Solo il 39% pensa cioè che l’accettazione dell’iniziativa “No Billag” significhi la fine della Ssr. In proposito, nell’intervista pubblicata su questo giornale una settimana fa, il direttore della Rsi Maurizio Canetta, aveva fugato ogni illusione: “Di fronte a un sì nazionale – aveva detto a Ivo Silvestro – la Ssr e la Rsi chiuderanno”. E uno scenario non meno problematico era quello prospettato dallo stesso Canetta nel caso di una bocciatura dell’iniziativa su scala nazionale, dinanzi a una sua approvazione in Ticino (cantone a cui la Ssr destina il 20% delle risorse, pur rappresentando il 4% della popolazione svizzera). Benché certo che i dirigenti Ssr non adotterebbero in tal caso misure definibili ritorsioni, aveva detto ancora Canetta, “noi ci troveremmo privi di argomenti per giustificare la nostra presenza”. Senza trascurare il fatto che la stessa certezza dell’abolizione del canone, indurrebbe molti utenti a non versarlo già prima dell’entrata in vigore della nuova legge.