Piccole ma sorprendenti
Raddoppiare il fatturato è più facile per un’azienda piccola che per un gruppo di grandi dimensioni. Un ritmo di crescita più elevato si rispecchia anche nella performance delle azioni. Questo fenomeno ha diverse spiegazioni: rischio di mercato, di liquidità, d’informazione. Il rischio di mercato, il cosiddetto beta, è il rischio di un impegno azionario in rapporto al mercato nel suo complesso. Ad esempio, le azioni delle imprese biotecnologiche sono molto più sensibili alle fluttuazioni rispetto ai titoli delle aziende produttrici di generi alimentari. Questo significa che hanno un beta elevato. Le small cap presentano un maggiore rischio di liquidità rispetto alle large cap. Se un investitore istituzionale liquida un consistente pacchetto azionario, l’impatto di questa operazione sulle quotazioni sarà maggiore per una small cap che per una large cap. Le small cap godono di una copertura molto minore da parte degli analisti e dei media finanziari rispetto alle large cap. Per molte banche d’investimento le imprese a bassa capitalizzazione sono infatti poco interessanti. Per questo motivo circolano meno informazioni sulle small cap rispetto a quanto accada per le blue chip. Negli scorsi anni le small cap si sono sviluppate molto più delle large cap. È vero che i titoli delle imprese a bassa capitalizzazione sono molto richiesti dagli investitori nei periodi di rialzo delle borse, ma l’attuale tendenza positiva è iniziata già otto anni fa, quindi si avvia verso la fine. È inoltre da considerare che, in seguito al rally delle borse mondiali, numerose small e mid cap risultano attualmente sopravvalutate e possono quindi più facilmente deludere gli investitori.