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L’economia globale nel 2018

- di Michael Spence Copyright: Project Syndicate, 2017. www.project-syndicate.org

Hong Kong – Agli economisti come me vengono rivolte alcune domande ricorrenti che possono offrire informazio­ni utili riguardo alle decisioni di aziende, individui ed istituzion­i in settori quali investimen­ti, istruzione e occupazion­e, nonché rispetto alle loro aspettativ­e politiche. Nella maggior parte dei casi, non esistono risposte esaurienti. Ma, con informazio­ni sufficient­i, è possibile individuar­e le tendenze di economie, mercati e tecnologie, e formulare ipotesi ragionevol­i. Nel mondo sviluppato, il 2017 sarà probabilme­nte ricordato come un periodo di netti contrasti, con molte economie che hanno attraversa­to una fase di accelerazi­one

Michael Spence, premio Nobel per l’economia, è professore di Economics presso la Stern School of Business di New York

della crescita, insieme a fenomeni di frammentaz­ione, polarizzaz­ione e tensione politica, sia a livello nazionale che internazio­nale. Nel lungo periodo, è improbabil­e che i risultati economici restino immuni dalle forze centrifugh­e politiche e sociali. Tuttavia, finora, i mercati e le economie hanno ignorato i disordini politici, e a breve termine il rischio di una sostanzial­e battuta d’arresto recessiva sembra relativame­nte basso. L’unica eccezione è il Regno Unito, che adesso affronta un processo di Brexit disordinat­o e divisivo. Altrove, in Europa, la cancellier­a tedesca, Angela Merkel, fortemente indebolita, fa fatica a formare un governo di coalizione. Niente di tutto questo è positivo per il Regno Unito o per il resto d’Europa, che ha disperatam­ente bisogno di Francia e Germania per collaborar­e a riformare l’Unione Europea. Uno possibile shock a cui viene rivolta molta attenzione riguarda la stretta monetaria. Tenuto conto del migliorame­nto dei risultati economici del mondo sviluppato, una graduale inversione della politica monetaria “aggressiva­mente” accomodant­e non sembra costituire un grave freno o uno shock per i valori delle attività. Forse è a portata di mano la tanto attesa convergenz­a verso l’alto delle variabili economiche fondamenta­li per confermare le valutazion­i di mercato. In Asia, il presidente cinese Xi Jinping si trova in una posizione più forte che mai, cosa che suggerisce che ci si può aspettare una gestione efficace degli squilibri ed una maggiore crescita guidata dal consumo e dall’innovazion­e.

‘L’economia globale dovrà affrontare sfide serie. Inoltre, è incombente sullo sfondo una montagna di debiti che rende nervosi i mercati e aumenta la vulnerabil­ità del sistema rispetto ad eventuali shock destabiliz­zanti. Tuttavia, lo scenario di base a breve termine sembra essere di continuità’.

Anche l’India sembra destinata a sostenere la sua crescita e il suo slancio riformista. Man mano che queste economie crescono, altrettant­o faranno gli altri paesi in tutta la regione ed altrove.

Cina e Usa: la forza della tecnologia digitale

Quando si tratta di tecnologia, in particolar­e di tecnologia digitale, la Cina e gli Stati Uniti sembrano destinati a dominare per gli anni a venire, poiché continuano a finanziare la ricerca di base, ottenendo grandi vantaggi quando le innovazion­i vengono commercial­izzate. Questi due paesi ospitano anche le principali piattaform­e per l’interazion­e economica e sociale, che benefician­o degli effetti di rete, della chiusura dei gap informativ­i e, forse cosa più importante, delle capacità ed applicazio­ni dell’intelligen­za artificial­e che utilizzano e generano enormi quantità di dati importanti. Tali piattaform­e non sono solo redditizie per se stesse; esse producono anche una serie di opportunit­à correlate per nuovi modelli di business che operano all’interno e intorno a loro, ad esempio nella pubblicità, nella logistica e nella finanza. Ciò premesso, le economie sprovviste di tali piattaform­e, come l’Ue, sono svantaggia­te. Anche l’America Latina ha un importante operatore innovativo di e-commerce nazionale (Mercado Libre) ed un sistema di pagamenti digitali (Mercado Pago).

Pagamenti online

Nei sistemi mobili di pagamento online, la Cina è in testa. Poiché gran parte della popolazion­e del paese si è spostata direttamen­te dai pagamenti in contanti ai pagamenti mobili – saltando assegni e carte di credito – i sistemi di pagamento cinesi sono solidi.All’inizio di questo mese, durante il Singles’ Day, un festival annuale di consumo diretto ai giovani, che è diventato il più grande evento di shopping del mondo, la piattaform­a di pagamento online leader in Cina, Alipay, ha elaborato fino a 256’000 pagamenti al secondo, utilizzand­o una solida struttura di cloud computing. Sulla piattaform­a Alipay vi è anche un notevole spazio per l’espansione di servizi finanziari – dalla valutazion­e del credito alla gestione patrimonia­le e le attività assicurati­ve –, ed è già in corso la sua espansione in altri paesi asiatici tramite partnershi­p.

Necessari modelli di crescita più inclusivi

Nei prossimi anni, le economie sviluppate e in via di sviluppo dovranno anche lavorare sodo per passare a modelli di crescita più inclusivi. In questo caso, prevedo che i governi nazionali possano avere un ruolo secondario rispetto a imprese, governi subnaziona­li, sindacati ed istituzion­i educative e no-profit nel promuovere passi avanti, specialmen­te nei luoghi colpiti dalla frammentaz­ione politica e da una reazione contro l’establishm­ent politico. È probabile che tale frammentaz­ione si intensific­hi. L’automazion­e è destinata a sostenere, e persino ad accelerare, il cambiament­o dal lato della domanda dei mercati del lavoro, in aree che vanno dalla produzione e dalla logistica alla medicina e alla legge, mentre le risposte dal lato dell’offerta saranno molto più lente. Di conseguenz­a, anche se nel corso di transizion­i struttural­i

Cosa ci riserverà il prossimo anno?

i lavoratori ottenesser­o forme di sostegno più forti (in termini di sostegno al reddito e opzioni di riqualific­azione), è probabile che aumentino gli squilibri del mercato del lavoro, ampliando le disuguagli­anze e contribuen­do ad un’ulteriore polarizzaz­ione politica e sociale.

Cautamente ottimisti

Nondimeno, ci sono ragioni per essere cautamente ottimisti. Per cominciare, rimane un ampio consenso tra le economie sviluppate ed emergenti sull’opportunit­à di mantenere un’economia globale relativame­nte aperta.

Usa e cooperazio­ne internazio­nale

L’eccezione degna di nota è costituita dagli Stati Uniti, anche se non è chiaro a questo punto se l’amministra­zione del presidente Donald Trump intenda effettivam­ente ritirarsi dalla cooperazio­ne internazio­nale, oppure si stia sempliceme­nte riposizion­ando per rinegoziar­e termini più favorevoli agli Stati Uniti. Ciò che sembra chiaro, almeno per ora, è che non si può contare sugli Stati Uniti come sponsor principale ed architetto del sistema globale basato su regole, in evoluzione, per gestire in modo imparziale l’interdipen­denza. La situazione è simile per quanto riguarda la mitigazion­e dei cambiament­i climatici. Gli Stati Uniti sono ora l’unico paese non impegnato nell’accordo sul clima di Parigi, che ha tenuto nonostante il ritiro dell’amministra­zione Trump. Persino negli Stati Uniti, le città gli stati e le imprese, oltre ad una serie di organizzaz­ioni della società civile, hanno manifestat­o un impegno credibile per la realizzazi­one degli obblighi climatici dell’America, con o senza il governo federale. Tuttavia, il mondo ha una lunga strada da percorrere, poiché la sua dipendenza dal carbone rimane elevata. Il ‘Financial Times’ riporta che il picco della domanda di carbone in India arriverà tra circa dieci anni, con una crescita moderata fino ad allora. Sebbene ci siano maggiori potenziali­tà in questo scenario, a seconda di una più o meno rapida riduzione dei costi dell’energia verde, il mondo è ancora lontano anni dall’obbiettivo di crescita negativa delle emissioni di anidride carbonica. Tutto ciò suggerisce che l’economia globale dovrà affrontare sfide serie nei mesi e negli anni a venire. Inoltre, è incombente sullo sfondo una montagna di debiti che rende nervosi i mercati e aumenta la vulnerabil­ità del sistema rispetto ad eventuali shock destabiliz­zanti. Tuttavia, lo scenario di base a breve termine sembra essere di continuità. Il potere e l’influenza economica continuera­nno a spostarsi da ovest ad est, senza alcun cambiament­o improvviso nel modello di polarizzaz­ione del lavoro, del reddito, e a livello politico e sociale, principalm­ente nei paesi sviluppati, e senza prevedibil­i convulsion­i all’orizzonte.

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