Officine: discutere ‘con’ le Ffs, non ‘contro’ le Ffs
Le Officine Ffs sono parte della geografia e della storia della nostra città. Quando nel 2008 si rischiò la chiusura, la determinazione dei suoi lavoratori con lo sciopero del mese di marzo ebbe una eco immediata, conquistando la simpatia e il sostegno di tutti. Il movimento seppe riunire attorno a sé le energie e il pensiero di un intero cantone. È del resto stata questa una delle chiavi del successo avuto dai lavoratori, ossia quello di aver saputo evitare di chiudersi in una gabbia ideologica o partitica, ma di essere rimasti aperti al confronto e al dialogo con tutti i settori della società. E non è cosa di poco conto riuscire, a distanza di dieci anni, ad attivare ancora energie e attirare l’attenzione sullo storico stabilimento e sulla sua attività produttiva. È però allo stesso tempo di vitale importanza che quella capacità al confronto non vada persa, che la riflessione attorno al futuro delle Officine e, in genere, alla presenza di un’attività produttiva industriale tecnologica nella regione non diventi l’esclusiva di questo o quel partito o movimento sindacale. Che resista insomma, ieri come oggi, la disponibilità al dialogo. Le Officine sono di proprietà della Confederazione che agisce per mezzo delle Ffs: di conseguenza è con loro, non contro di loro, che occorre operare per individuare una soluzione. Città e Cantone lo stanno facendo, da parecchi mesi riuniti attorno a un tavolo di lavoro – cui invero erano invitate anche le maestranze che però hanno declinato – e che, a breve, potrebbe formulare una proposta nuova. È vero che tra i diversi scenari considerati vi era anche quello della chiusura pura e semplice dello stabilimento e del trasferimento, a medio termine, dell’attività produttiva oltre Gottardo. Se è vero che secondo le Ffs questo scenario risultava il più interessante in chiave economico-finanziaria, è altrettanto vero che tale ipotesi è sempre stata considerata come inaccettabile da Cantone e Città. E va dato atto che le Ffs han- no nel frattempo acconsentito di discutere e approfondire seriamente una soluzione diversa. Per Bellinzona e il suo Municipio il punto fondamentale è sempre stato – ed è ancora oggi – quello di riuscire a dare un futuro serio e, soprattutto, solido a un’attività produttiva industriale e tecnologica nella regione. Un futuro che non fosse ostaggio dell’incerto sviluppo di taluni segmenti produttivi dello storico stabilimento e, quindi, delle scelte di corto termine della sua “proprietà”. Un futuro il cui orizzonte non fosse il 2022 ma che guardasse con decisione al 2050. Grazie anche al coraggio e alla determinazione avuta dai lavoratori nel 2008, oggi è possibile parlarne.