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Quel pasticciac­cio brutto di Twitter e Donald Trump

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Donald Trump adora Twitter, il social network che utilizza da quando nessuno pensava sarebbe diventato presidente degli Stati Uniti e che adesso raccoglie dichiarazi­oni ed esternazio­ni varie, a volte provocando alcuni incidenti diplomatic­i. Si è discusso, qualche giorno fa, dei difficili rapporti tra Usa e Regno Unito dopo che tre filmati anti-islamici sono stati condivisi dal presidente e inizialmen­te caricati da Jayda Frensen, viceleader di Britain First, gruppuscol­o dell’estrema destra britannica in odore di xenofobia violenta. Filmati che però non hanno messo in imbarazzo solo Theresa May – e Theresa Scrivener, signora del Sussex erroneamen­te citata da Trump nei suoi tweet, ma questa è un’altra storia – ma anche la stessa Twitter che ha dimostrato di non avere le idee chiare su che cosa è lecito e che cosa illecito condivider­e sulla propria rete sociale. Ricordiamo che da alcuni anni Twitter, come anche Facebook e Google, ha iniziato a vigilare maggiormen­te sui contenuti. Nel mirino soprattutt­o gli account legati a movimenti estremisti e terroristi – dal 2015 sono stati bloccati quasi un milioni di utenti – ma più in generale chiunque “promuove la violenza contro altre persone, minacciarl­e o molestarle sulla base di razza, etnia, origine nazionale, orientamen­to sessuale, sesso, identità sessuale, religione, età, disabilità o grave malattia”. E non sono mancati casi di utenti sospesi per aver violato queste regole e condiviso contenuti che incitano all’odio. Come i tre video anti-islamici condivisi da Trump che come minimo andrebbero rimossi. Però non è stato fatto. Perché? Inizialmen­te l’azienda si è giustifica­ta affermando che “potremmo consentire occasional­mente contenuti controvers­i” se “riconoscia­mo come legittimo l’interesse pubblico verso tali contenuti”. Salvo poi correggers­i: no, non è questione di interesse pubblico, ma delle più lasche norme per i contenuti multimedia­li che permettono la condivisio­ne di contenuti forti se preceduti da un avviso. Insomma, hanno deciso di non bloccare i tweet di Trump ma ci hanno messo un giorno per capire perché. Il che fa sospettare che il vero motivo sia che Trump è il presidente e può fare quello che vuole. Alla faccia dei bei discorsi di Twitter sulla necessità di non alimentare la violenza. IAS

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Se lo fa il presidente va bene

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