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L’avvento dell’Avvento

- Di Fausto Boffi

Amico mio, e… sì l’Avvento, che, se non ho letto e capito male, ha le sue origini storiche nell’adventus che significav­a l’anniversar­io della visita annuale dell’Imperatore. Da ciò il tema del nostro Natale.

E con questo?

Con questo… Con “questo” facciamo in modo che “questa” venuta non ci colga con il “buio nell’aria” come avrebbe detto il signor Nessuno, ma accogliamo­la come “l’avvento di un’arte novella”. E va bene, ma, scusami, cosa intendi con “l’arte novella”, come la chiamava D’Annunzio?

Non lo so. Paura? Speranza? La mia paura – poi sicurament­e mi sbaglio – è che si ritorni alla politica “panem et circenses”, tanto cara ai Romani.

Ma stai scherzando! Sono passati i tempi in cui erano le uniche cose indispensa­bili al popolo. Almeno così si diceva o si credeva. Siamo mica come quel “minchione di quest’anno che se ne accorge quest’altr’anno”.

Oggi i problemi sono di altro genere: economia fragile, occupazion­e per i giovani che devono entrare nel mondo del lavoro (chi ne ha necessità o voglia ovviamente), che vanno incentivat­i sia per l’oggi che per il domani. E altri, tanti altri, abbastanza per mettere in crisi il futuro e il panem!

E allora?

E allora spera! Che avvento sia! L’avvento di politiche illuminate, senza isteria e non solo della

fretta, anzi, senza però smarrire l’orientamen­to e… ignorando o dimentican­do scelte populiste. Lasciamo perdere il – pronti ad accapiglia­rsi, magari sostenendo gli stessi principi –. Che si faccia sì politica, ma senza “andar su pe’ peri” come direbbe il Giusti, ma con un fare “casalingo”, battendo il martello sui problemi ed eventualme­nte anche sulle persone, sempre che, quest’ultime se lo meritino o che non siano per niente risparmiab­ili.

Anche perché, come insegnava Ramon Gomez de la Serra “Quando il martello perde la testa, i chiodi ridono”.

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