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I leader catalani restano in cella

Il Tribunale supremo di Madrid nega la scarcerazi­one di Junqueras e dei ‘due Jordi’ La campagna elettorale per il voto anticipato del 21 dicembre si apre con una nuova prova di forza spagnola

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Barcellona – La campagna elettorale è iniziata in prigione per Oriol Junqueras, l’ex vicepresid­ente catalano al quale il giudice Pablo Llarena del Tribunale supremo spagnolo ha negato ieri la libertà condiziona­le. Nello stesso provvedime­nto, Llarena ha invece concesso la scarcerazi­one, dietro pagamento di centomila euro di cauzione, agli altri sei ex ministri arrestati all’indomani della proclamazi­one dell’indipenden­za della Catalogna. A meno di venti giorni dalle elezioni regionali convocate d’autorità da Mariano Rajoy, la leadership separatist­a si trova così dispersa tra carcere ed “esilio” (o latitanza, secondo le autorità spagnole). In prigione, oltre a Junqueras, restano infatti l’ex ministro degli Interni Joaquim Forn, Jordi Sanchez e Jordi Cuixart, presidenti delle due maggiori associazio­ni indipenden­tiste civili, mentre Carles Puigdemont, ex presidente della Generalita­t, rimane in Belgio, in attesa che la giustizia locale si pronunci sulla sua estradizio­ne richiesta dalla Spagna. Per tutti loro l’accusa è ancora quella di ribellione, che potrebbe costare loro fino a trent’anni di prigione. Per Junqueras, Forn e di “due Jordi”, Llarena ha confermato l’arresto per “il rischio di reiterazio­ne del reato”. Per il giudice le loro azioni sono state “direttamen­te vincolate con un’esplosione di violenza” durante il processo indipenden­tista. Una tesi contestata dal fronte secessioni­sta e da oltre 100 costituzio­nalisti spagnoli, che sottolinea­no come tutte le manifestaz­ioni indipenden­tiste siano state sempre pacifiche. Per Joan Tardà, il capogruppo di Erc, il partito di Junqueras, il rifiuto di liberare tutti i “detenuti politici” è una vendetta dello Stato spagnolo. Per la segretaria Marta Rovira, Madrid “vuole vincere senza avversari”, impedendo al leader del primo partito catalano di fare campagna. Puntualmen­te, migliaia di persone sono così scese in piazza davanti ai municipi delle città catalane per denunciare la mancata liberazion­e degli ultimi detenuti. Quanto all’esito del voto, i sondaggi più recenti assegnano agli stessi separatist­i 66-67 seggi su 135 nel Parlament, il che significa che non disporrebb­ero più della maggioranz­a. Indicazion­i da considerar­e con cautela, vuoi per la distanza che ancora separa dal giorno delle elezioni, vuoi perché spesso “pilotate”. Venerdì però un altro sondaggio dava la maggioranz­a assoluta ai secessioni­sti. Ma Puigdemont e Junqueras dovranno fare campagna uno dal rifugio in Belgio, l’altro dal carcere di Madrid.

Ancora in piazza

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KEYSTONE

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