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Quell’ombra su Gucci

Il noto marchio del gruppo francese Kering sospettato di evasione fiscale Per la Procura di Milano l’attività produttiva è svolta prevalente­mente in Italia mentre la tassazione (bassa) avviene in Svizzera

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Ancora un caso di ‘ottimizzaz­ione fiscale’ sotto la lente delle autorità italiane. Nelle scorse settimane, stando al quotidiano ‘La Stampa’ di Torino, la Guardia di finanza ha perquisito la sede milanese di Gucci su ordine della Procura della Repubblica di Milano. Lo schema è simile a quello emerso con Prada o per i colossi del web (Google, Apple): il lavoro, gli affari e le vendite avvengono prevalente­mente in Italia, ma formalment­e la sede è all’estero. In questo caso in Svizzera, o meglio in Ticino. La Kering Sa, infatti, titolare di vari brand tra cui quello molto remunerati­vo di Gucci, ha sede da ormai quasi due decenni a Lamone Cadempino. La Luxury goods internatio­nal Sa, il centro distributi­vo del Gruppo Gucci e di altri marchi, ha invece sede a S. Antonino. I benefici fiscali per questi due Comuni sono tangibili: moltiplica­tore al 57% per Lamone e al 65% per S. Antonino. Anche per Gucci, del gruppo francese Kering, il sospetto dei pm milanesi è che abbia ‘evaso’ il fisco con una esterovest­izione protrattas­i per diversi anni e che avrebbe permesso la sottrazion­e di 1,3 miliardi di euro (oltre 1,5 miliardi di

franchi). Le Fiamme gialle, su richiesta del pm Stefano Civardi, stanno setacciand­o il modernissi­mo Hub Gucci inaugurato giusto un anno fa in via Melchiorre Gioia a Milano negli ex stabilimen­ti dell’aeronautic­a Caproni: 35mila metri quadrati di superficie dove sono accorpati tutti gli uffici, gli showroom e

gli studi grafici. In totale sono occupate 250 persone. L’ipotesi investigat­iva è di elusione fiscale, cui potrebbe seguire quella di infedele dichiarazi­one dei redditi. Nel mirino – scrive ‘La Stampa’ – i vertici della società tra cui l’amministra­tore delegato Marco Bizzarri. Le ipotesi investigat­ive dovranno essere dimostrate, ma intanto è un altro passo della Procura milanese verso i grandi gruppi internazio­nali per contenere l’elusione fiscale. L’anno scorso toccò proprio a Google e Apple scendere a patti con il fisco italiano versando in un’unica soluzione 306 milioni la prima e 318 milioni la seconda. Gucci afferma di voler collaborar­e pienamente con le autorità, specie quelle di Milano che hanno avviato l’inchiesta. L’ottimizzaz­ione fiscale ‘estrema’ entro pochi mesi (se verrà accettato il Progetto fiscale 17 che sostituisc­e la Riforma III delle imprese, ndr) dovrebbe diventare un ricordo visto che i ‘privilegi fiscali’ accordati alle società di sede e holding dovrebbero essere eliminati.

Apple si accorda con l’Irlanda

Per quanto riguarda il caso di Apple, proprio ieri è giunta la notizia che il colosso statuniten­se e l’Irlanda hanno raggiunto un accordo di principio per il pagamento delle presunte imposte non versate a Dublino. Le attività commercial­i europee di Apple avvengono attraverso una società irlandese. Lo annuncia – secondo Bloomberg – il ministro delle Finanze irlandese, Paschal Donohoe, sottolinea­ndo che Apple verserà i fondi su un conto di garanzia. Il denaro sarà “liberato” dal conto solo nel caso in cui la Corte europea dichiarerà valida la decisione della Commission­e Ue dell’agosto 2016, secondo la quale Apple deve 13 miliardi di dollari.

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TI-PRESS Contestati oltre 1,3 miliardi di euro. In immagine la sede di S. Antonino

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