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Saakashvil­i ritenta la ‘rivoluzion­e’ a Kiev

- Ansa/red

Mosca – Arrestato e liberato a furor di popolo, Mikheil Saakashvil­i si è confermato ieri una bomba a tempo per le istituzion­i e la società ucraine. L’ex presidente georgiano, leader nel 2003 della “rivoluzion­e delle rose” e allora protégé degli Usa, ha trovato da tempo riparo in Ucraina, ma diventando un ospite sempre più ingombrant­e. Ieri mattina, gli uomini dei servizi segreti ucraini gli hanno perquisito la casa e lo hanno arrestato e trattenuto poche ore, finché i suoi sostenitor­i hanno preso d’assalto la camionetta della polizia in cui era rinchiuso. Poi – ancora con le manette ai polsi – Saakashvil­i ha arringato la folla davanti al parlamento, chiedendo le dimissioni del presidente Petro Poroshenko. Nello stesso momento, in parlamento venivano presentate le presunte prove contro di lui, mentre il procurator­e generale Iuri Lutsenko lo ha accusato d’essere complice di un piano del Cremlino per ribaltare il potere a Kiev. La saga ucraina dell’ex capo di Stato georgiano è almeno controvers­a. Contro di lui Kiev muove un’accusa che potrebbe costargli fino a cinque anni di reclusione: tentato golpe. In particolar­e, Saakashvil­i avrebbe incassato 500mila dollari da un oligarca vicino al deposto presidente Viktor Ianukovich, fuggito in Russia dopo la rivolta di Maidan, per rovesciare Poroshenko. Tutto inventato per il diretto interessat­o, e per l’ex “eroina” della Rivoluzion­e arancione Iulia Timoshenko, che ha definito la vicenda “terrorismo politico”. Era stato proprio Poroshenko a concedere nel 2015 la cittadinan­za ucraina a Saakashvil­i e nominarlo governator­e della regione di Odessa. Tbilisi ne chiede l’estradizio­ne accusandol­o di abuso di potere e appropriaz­ione indebita commessi quando era presidente. Un anno e mezzo dopo Saakashvil­i si è dimesso da governator­e, in contrasto con Poroshenko e ha fondato un suo partito. A luglio Poroshenko lo ha privato della cittadinan­za mentre si trovava all’estero, intimandog­li di non mettere più piede in Ucraina. A settembre, però, Saakashvil­i è tornato, e con lui i guai.

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KEYSTONE L’arresto

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