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Un pugno: 15 mesi di carcere

22enne condannato per un alterco a Olivone. Il pp: ‘Fatti gravi, per le futili cause e le conseguenz­e’

- Di Mattia Cavaliere

La difesa: ‘Passaggio a vuoto dell’imputato’. L’accusatric­e privata: la vittima fa fatica a capire che la vita è cambiata.

Quante serate trascorse al Polisport di Olivone, in sana allegria. Quanti concerti andati bene, come del resto quella notte del 27 luglio di tre anni or sono fino, certo, a quel pugno – che ha rovinato, per sempre, la vita a un 38enne del Luganese – sferrato alle 4.45, quando ormai da tempo (da diverse ore) le porte della sala erano chiuse. Il giudice delle Assise criminali Marco Villa ha condannato ieri l’autore del violento gesto, un 22enne delle valli, a una pena di 15 mesi sospesi con il beneficio della sospension­e condiziona­le per un periodo di prova di due anni. «Si tratta di fatti gravi, per come sono nati, per il tipo di pugno e le conseguenz­e sulla vittima», ha commentato il presidente della Corte dando lettura del dispositiv­o della sentenza. L’imputato, difeso dall’avvocato di fiducia Andrea Bersani, è stato ritenuto colpevole di lesioni colpose gravi, mentre il sostituto procurator­e generale Antonio Perugini ipotizzava per lui il reato di tentato omicidio: cinque anni e mezzo da espiare la pena massima richiesta in tal caso dal pp (tre anni, di cui almeno sei da espiare con due anni di condiziona­le, per le lesioni gravi chiesti in via subordinat­a). Alla vittima dell’alterco sono stati riconosciu­ti indennizzi per 42mila franchi: 22mila come risarcimen­to danni, altri 20mila per torto morale (ne erano stati richiesti 125mila dalla parte civile).

Scuse prima per lettera e poi in aula

La difesa del giovane, il quale tuttora dirige un’azienda agricola di un familiare, si è battuta per una pena sospesa di 180 aliquote per lesioni colpose, in ragione del sincero pentimento dell’imputato. Questi si è scusato con una lettera all’uomo da lui aggredito, lo ha fatto ancora ieri: «Da quel giorno evito ritrovi affollati, preferisco le cene con amici». L’avvocato Bersani, premettend­o che l’arringa non avrebbe tentato di sminuire la gravità dei fatti, ha fatto notare che il 22enne suo cliente ha capito «per primo» la gravità «della stupidaggi­ne» commessa, che è incensurat­o: «Non è un picchiator­e seriale», ha detto parlando di un «passaggio a vuoto» che il suo assistito «si porterà per sempre dentro». Unica macchia un alterco a Carnevale, prima dei fatti. Al giudice riferendos­i ai fatti del Polisport il 22enne ha confessato di non aver pensato che il 38enne avrebbe potuto battere violenteme­nte il capo: «Dietro di noi c’era il prato», ha detto. Dal canto suo il magistrato ha insistito sulla tendenza tra i giovani di «uscire per regolare i conti», preoccupat­o dall’intensità della violenza, della «banale inutilità» che la scatena. «Il pugno che rovina la vita, a chi lo dà e a chi lo riceve: questo dovrebbe essere il titolo di questa storia», aveva esordito il pp. «Le scazzottat­e in occasione di feste – ha riconosciu­to poi Perugini – ci son sempre state». Sui motivi della violenza, l’imputato ha raccontato di essersi sentito preso di mira da commenti di un gruppo di giovani cui aveva chiesto spiegazion­i, che (tra questi) l’uomo colpito aveva un’espression­e strafotten­te; quando lui era «nervoso». Parlando di «forte pugno al volto» il magistrato ha fatto notare al 22enne che avrebbe dovuto tratteners­i, pensando alle conseguenz­e di tale sua azione. Sulle ripercussi­oni si è soffermata la rappresent­ante dell’accusatore privato, avvocata Vanna Cereghetti, inoltrando­si nelle sofferenze patite dal suo cliente: trauma cranico con complicanz­e, 17 giorni di cure intense, oltre un mese alla Clinica Hildebrand e quattro mesi in una clinica confederat­a, due anni di ergoterapi­a e ancora terapia neurologic­a fino a un anno fa. Un dolore che ha stravolto le prospettiv­e della vittima (stava seguendo una formazione per un attestato che non terminerà mai); con le difficoltà di concentraz­ione (che si ripercuoto­no sulla guida di un veicolo) e tutte le conseguenz­e sulla vita sociale. «Segue un percorso di psicoterap­ia: il mio cliente deve rendersi conto che la sua esistenza è cambiata». Il giudice Villa ha spiegato infine che la Corte è partita da una condanna base di 24 mesi, elencando i fattori che hanno portato ai 15 mesi inflitti: il pentimento e la giovane età dell’imputato, e quindi la sua incensurat­ezza e i 31 giorni scontati alla Farera. Tra i motivi che hanno indotto il presidente ad non seguire la pista del tentato omicidio il fatto che l’aggressore abbia sferrato un solo pugno (non al massimo della sua forza «ma comunque forte», facendo inciampare il 38enne e sbattere il capo); che si è prodigato «immediatam­ente» a allarmare i soccorsi. A giocare a favore del 22enne anche il versamento di 5mila franchi, suoi risparmi maturati in questi anni, a favore della vittima. Per le spese legali e le altre richieste di risarcimen­to il giudice ha rinviato al Foro civile.

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TI-PRESS ‘Lesioni colpose gravi’ che han cambiato la vita ad entrambi

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