laRegione

Un ostello, tante domande

Figino, incontro a Palazzo Civico fra Municipio e la fondazione zurighese proprietar­ia del sedime

- Di Alfonso Reggiani

Dopo alcuni sopralluog­hi, l’esecutivo vuole vederci chiaro sulla chiusura e sulla futura destinazio­ne della struttura vincolata al turismo

La Città vuole capire come mai l’ostello di Figino è stato chiuso alla fine dello scorso mese di ottobre. Perciò, martedì 12 dicembre incontrerà a Palazzo Civico i vertici dell’associazio­ne degli ostelli della gioventù in Svizzera con sede a Zurigo. Vertici che hanno motivato la decisione sostenendo che una ristruttur­azione sarebbe indispensa­bile e impossibil­e da procrastin­are, ma troppo onerosa (cfr. ‘laRegione’ del 7 settembre scorso). I servizi cantonali preposti sono in effetti intervenut­i più volte negli ultimi anni chiedendo ai proprietar­i di sistemare l’edificio adeguandol­o a una serie di norme, fra cui quelle sulla sicurezza. «Vogliamo conoscere direttamen­te le loro intenzioni sul futuro della struttura e capire le ragioni che hanno portato alla chiusura – spiega il sindaco di Lugano Marco Borradori –. Ne sappiamo molto poco e prima di prendere eventualme­nte posizione. L’ostello si trova in un bel luogo, ben inserito nel contesto e su un ampio terreno che ha una destinazio­ne turistica a piano regolatore». Avreste qualche idea su come sfruttare altrimenti l’area? «Per il momento no – risponde il sindaco –. L’incontro è stato organizzat­o proprio perché vogliamo capire, poi ne parleremo senz’altro in Municipio». Nel frattempo, l’ostello è stato visitato da alcuni potenziali interessat­i, fra cui una delegazion­e della Croce Rossa. Finora però, ufficialme­nte l’ostello non è stato messo in vendita, anche se il suo destino pare segnato. «Apparentem­ente sembra in effetti lo sbocco più logico – commenta Borradori –. Vedremo. Intanto la popolazion­e di Barbengo, almeno quella presente all’incontro di un mesetto fa fra Municipio e quartiere, alla luce dell’ubicazione, chiedeva di trasformar­lo in un luogo di aggregazio­ne, un punto di riferiment­o del paese».

Complicato l’acquisto per la Città

Altri vorrebbero che lo acquisisse la Città… «Sarebbe un po’ più complicato. Vedremo di trovare un modo per invitare gli eventuali acquirenti a mantenere una destinazio­ne comunque pubblica nel rispetto della destinazio­ne indicata a piano regolatore». La fondazione proprietar­ia del sedime è una fondazione che ha anche scopi sociali e un’eventuale compravend­ita dovrà tener conto di questo presuppost­o. C’è peraltro «il gruppo genitori del quartiere che organizza da alcuni anni all’ostello il mercatino dell’usato – ricorda la municipale di Lugano Cristina Zanini Barzaghi –. E quindi ci sono stati contatti con chi gestiva la struttura che si trova inserita

in uno splendido scenario». L’auspicio, condiviso anche dal direttore di Lugano turismo Alessandro Stella, rammaricat­o dalla notizia della chiusura emersa a inizio dello scorso settembre, è che si arrivi in qualche modo a mantenere una struttura capace di attirare turisti nel Luganese. Struttura che potrebbe

anche (ri)sorgere come villaggio di vacanze. Attivo da decenni, l’ostello dispone di 30 camere per un totale di 156 letti e offre molteplici attività di svago a due passi dal lago. Oltre ad essere a due passi dal lago, nel centro era attivo anche un piccolo negozio, c’era la possibilit­à

di giocare a bocce, ping-pong e calcetto. Gli scopi sociali della fondazione zurighese non le hanno tuttavia impedito di lasciare a casa, senza un giusto preavviso, la decina di collaborat­ori che hanno saputo della chiusura dell’ostello dai media. Modalità che hanno lasciato l’amaro in bocca a molti.

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TI-PRESS Vi lavoravano una decina di collaborat­ori, licenziati con modalità che lasciano l’amaro in bocca

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