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Il normale corso delle cose

- Di Luca Pascoletti

In un brano del De bello gallico Giulio Cesare descrive le immense e antichissi­me foreste nelle quali vivevano i Germani al di là del Reno. Oggi gran parte di quelle foreste è scomparsa a causa del sistematic­o disboscame­nto e della ruralizzaz­ione e urbanizzaz­ione di quelle aree. Ma sono anche passati più di duemila anni, perciò questo lo consideria­mo come il normale corso delle cose. Poche decine di anni dopo Orazio canta, in una sua famosissim­a ode, le nevi del monte Soratte, visibile da Roma, in lontananza verso nord. Oggi, se non in casi eccezional­i, la neve sul Soratte non scende più, mentre lo smog impedisce la vista di quel monte solitario dalla pur vicina città. Ma sono anche passati più di duemila anni, perciò questo lo consideria­mo come il normale corso delle cose. I misteri della jungla nera, romanzo di avventura di Emilio Salgari del 1887, si apre con la descrizion­e, cupa e presaga di spaventosi avveniment­i, di una zona del Bengala situata sul delta del Gange: le Sundarbans. Oggi questo immenso arcipelago, che ospita la più grande foresta di mangrovie del mondo, numerose specie di animali in via d’estinzione, tutelata dall’Unesco e dal Wwf, rischia di sparire per sempre, a causa dell’innalzamen­to delle acque saline, che invadono e riducono le terre emerse. Sono passati solo 130 anni: lo possiamo considerar­e come il normale corso delle cose? La realtà è che i cambiament­i climatici causati dall’uomo stanno trasforman­do (in peggio) il pianeta molto più velocement­e di quanto possiamo accettare. L’allarme è stato lanciato già da decenni da molti scienziati, politici, Ong. Eppure, scrive Amitav Ghosh nel libro consigliat­o di questa settimana, in questo coro di voci c’è un silenzio assordante: il silenzio della letteratur­a. Come è possibile, si chiede lo scrittore indiano, che un tema così centrale per la nostra epoca sia pressoché assente nella narrativa mondiale? Eppure sappiamo benissimo quanto la letteratur­a, la fiction in generale, abbia il potere di plasmare, diffondere e radicare le grandi idee. La storia ne è piena di esempi. Per la verità il tema finora è stato affrontato quasi esclusivam­ente dalla fantascien­za. Ricordo il bellissimo Condizione Venere, di Norman Spinrad, o L’anno del diluvio, di Margaret Atwood. Poche le eccezioni nell’ambito della letteratur­a cosiddetta mainstream, come La strada di Cormac McCarthy, oppure Solar di Ian McEwan: si tratta della cosiddetta climate fiction, che però proietta tutte le nostre preoccupaz­ioni in un più o meno precisato futuro, mentre il problema lo stiamo vivendo già oggi. Adesso. Al contrario, parlando di libri di saggistica e illustrati, in questi ultimi anni abbiamo visto un moltiplica­rsi delle pubblicazi­oni sui temi inerenti l’ambiente e l’ecologia. L’editoria internazio­nale sembra essersi resa conto che oggi c’è una forte esigenza di fuggire dalle grandi città per tornare ad uno stile di vita più rispettoso della natura. Ma questa fuga verso la natura assomiglia sempre più ad una fuga dal presente che, malaugurat­amente, non possiamo permetterc­i.

La grande cecità. Il cambiament­o climatico e l’impensabil­e di Amitav Ghosh Neri Pozza, 2017 284 pagine

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