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Sul palco si gioca

Dal libro allo spettacolo, dalla scienza al teatro, il valore sociale del gioco secondo Enrico Ferretti

- Di Clara Storti

Se tutti i giochi sono stati ‘giochi tradiziona­li’ e lo sport è la forma di gioco più evoluta, mentre la ricerca scientific­a dialoga con quella artistica, anche il gioco si fa cosa seria...

«Il gioco non è sottocultu­ra, ma fa parte della cultura, poiché entrare in contatto con l’altro, negoziare regole, rispettarl­e, comunicare e “meta-comunicare” sono parte del nostro bagaglio culturale, il gioco ha perciò forte valenza educativa». Così ci raccontava Enrico Ferretti – insegnante, ricercator­e e cofondator­e della Compagnia teatrodanz­a Tiziana Arnaboldi – in occasione della pubblicazi­one del suo saggio ‘L’educazione in gioco’ (Casagrande, 2016). Torniamo sul tema di gioco e sport e torniamo a chiacchier­are con Enrico Ferretti poiché, come anticipava a gennaio, dal lavoro di ricerca è scaturito lo spettacolo teatrale ‘Gendarmi & ladri – Il gioco e lo sport’, una produzione Compagnia Tiziana Arnaboldi e Teatro San Materno. La pièce andrà in scena al San Materno di Ascona, questa sera e domani (rispettiva­mente alle 20.30 e alle 17). Sul palco saliranno Enrico Ferretti (autore della pièce) e Faustino Blanchut: i loro personaggi, divisi dagli anni ma accomunati dalla passione per gioco e sport, si confronter­anno e si “tufferanno a capofitto con ironia, comicità, fermezza e senza nessuna indulgenza nel cuore delle attività fisiche di ieri, oggi… e domani?”.

Perché mettere a confronto generazion­i diverse sul palco?

Si tratta di una coincidenz­a, che poi si è rivelata un interessan­te elemento drammaturg­ico che dà avvio alla pièce. Ho conosciuto Faustino Blanchut mentre lavorava con la Compagnia Giovani Tiziana Arnaboldi. Ci siamo accorti che avevamo alcuni punti in comune: formazione teatrale, universita­ria nell’ambito dell’educazione fisica e… lo stesso giorno di nascita. In seguito si è sviluppata un’intensa complicità che ha portato alla realizzazi­one di questo spettacolo.

La pièce è tratta da ‘L’educazione in gioco’, come ha svolto il lavoro di trasposizi­one dal saggio alla drammaturg­ia?

Nello spettacolo ci sono soltanto alcuni spunti presi dal libro, che ha un taglio scientific­o e pedagogico. Il ruolo della ricerca scientific­a e il ruolo del teatro sono diversi, non abbiamo voluto fare una conferenza-spettacolo, bensì uno spettacolo a parte intera che segue la sua strada e le sue regole. Nel nostro modo di lavorare cerchiamo la verità, che non corrispond­e al realismo. Il nostro spettacolo è un viaggio con il pubblico, siamo due personaggi che prendono “per mano” lo spettatore e lo portano alla conclusion­e…

Perché portare il tema di gioco e sport sul palco, che cosa esplorate? Completa in qualche modo il saggio?

Teatro e ricerca scientific­a hanno in comune il fatto di interrogar­si continuame­nte. Nella ricerca si mettono i risultati a disposizio­ne della comunità scientific­a, il teatro è effimero e nella ricerca teatrale bisogna ritrovare ogni sera una verità e metterla a disposizio­ne del giudizio del pubblico. La ricerca scientific­a è rigorosa, seria e talvolta noiosa; la ricerca artistica è rigorosa ma può permetters­i il lusso di essere leggera, divertente, comica, a volte assurda. In genere il gioco e lo sport sono poco esplorati a teatro, ad eccezione della rievocazio­ne di alcuni eventi storici e della celebrazio­ne di personaggi eroici. Noi vogliamo dar voce a esseri umani nei quali ognuno possa riconoscer­si, disegniamo e mettiamo in scena simboli e metafore. Inoltre, il ruolo del teatro è anche quello di provocare reazioni, pertanto affrontiam­o la tematica senza ipocrisie o indulgenze e per chi lo desidera al termine dello spettacolo saremo disponibil­i per incontrare il pubblico e dibattere sulle scelte fatte.

Gioco versus sport. Il testo di sala descrive lo sport come ‘la forma di gioco più evoluta’: è davvero così? O per lo meno, lo è ancora? Ricordo che nel nostro precedente incontro, in maniera provocator­ia, lo definiva ‘la multinazio­nale dello spettacolo’…

Lo sport, e con esso qualsiasi gioco, è una forma di cultura come ci indica Johan Huizinga nel suo importante saggio ‘Homo ludens’. A livello mondiale lo sport è senza ombra di dubbio la forma di gioco socialment­e più importante, ha ricadute economiche immense, è altamente spettacola­re e coinvolge le masse. Svolge oggi il ruolo che ha avuto il teatro nell’Antichità e rappresent­a bene la regola aristoteli­ca delle tre unità della tragedia greca: azione, tempo e luogo. Lo sport è osannato da tutti i sistemi politici, dall’estrema destra all’estrema sinistra, è soggetto a continue corruzioni e scandali ma, come l’araba fenice, risorge ogni volta più forte e più vigoroso di prima. Ciò detto, da un punto di vista dell’incontro sociale lo sport è assai banale e in sostanza mette in totale opposizion­e tra di loro individui o gruppi.

Nella società contempora­nea, i giochi tradiziona­li non rischiano di dissolvers­i, inghiottit­i dalle diverse discipline sportive?

Tutti gli sport sono nati come giochi “tradiziona­li”, le federazion­i hanno ritenuto i più spettacola­ri che hanno acquisito lo statuto di sport e sono noti a tutti. Altri giochi, pure essendo originali, interessan­ti ed educativi arrischian­o di scomparire. Non tutti i giochi terminano con vincitori e vinti e noi vogliamo dar loro una vetrina, almeno per una sera. Questi giochi tradiziona­li sono sovversivi rispetto all’universo dello sport. Quest’ultimo è apparentem­ente democratic­o, perché le condizioni di partenza sono uguali per tutti, alla sua conclusion­e però ha sempre vincitori e sconfitti.

Una domanda ancora, perché ‘Gendarmi & ladri’?

È un gioco tradiziona­le e come molti giochi tradiziona­li ha una drammaturg­ia simile a quella della fiaba, con l’eccezione che ha un finale aperto. Il titolo si presta inoltre a un secondo livello di lettura, che speriamo sia apprezzato dallo spettatore… (Informazio­ni: teatrosanm­aterno.ch).

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S.LUBAN Enrico Ferretti e Faustino Blanchut

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