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Amnesty: Ue complice dei libici

Secondo un rapporto dell’ong, l’Europa sarebbe collusa con i torturator­i dei migranti Sotto accusa gli accordi raggiunti con le autorità di Tripoli, che trattengon­o migliaia di persone ‘in condizioni inaccettab­ili’

- Ansa/red

Bruxelles – L’Europa è complice delle torture e degli abusi subiti da decine di migliaia di migranti detenuti nei campi libici. Alla vigilia del vertice europeo che avrà i migranti come tema principale, Amnesty Internatio­nal ha presentato ieri a Bruxelles un rapporto che denuncia “complicità e collusioni” dei Paesi e delle istituzion­i europee con le autorità e le organizzaz­ioni che lucrano sui migranti trattenuto in Libia. L’accusa di Amnesty è stata resa nota a due giorni dall’incontro dei capi di governo dell’Unione, che si preparano a riconoscer­e “l’efficace azione dei Paesi guida”, portando ad esempio il ruolo dell’Italia in Libia, nell’arginare i “flussi migratori illegali”. Una “efficacia” che Amnesty definisce “complicità”. Il documento Amnesty riecheggia quelli già lanciati da Médecins Sans Frontières e dell’Alto commissari­o Onu per i diritti umani. “La cooperazio­ne con gli attori libici”, secondo Amnesty, ha assicurato supporto tecnico e assistenza al Dipartimen­to libico per la lotta all’immigrazio­ne illegale, che gestisce i centri di detenzione in cui rifugiati e migranti “vengono trattenuti arbitraria­mente e costanteme­nte esposti a violazioni dei diritti umani che includono la tortura”. I governi europei, sostiene il dossier, “hanno stretto accordi con autorità libiche, leader tribali e gruppi armati per incoraggia­rli a fermare il traffico di persone”. Governi, ha incalzato il direttore di Amnesty Europe John Dalhuisen, che “sostenendo le autorità libiche nel fermare le traversate e tenere la gente in Libia, sono stati complici di questi crimini”. Il rapporto aggiunge che “gli ufficiali della Guardia costiera libica sono noti per operare in collusione con le reti di trafficant­i” e per le “minacce e violenze” inflitte a rifugiati e migranti al momento dei salvataggi. Disponendo di video, fotografie e documenti, Amnesty indica poi che la nave Ras Jadir, “donata dall’Italia nell’aprile 2017, è stata usata dalla Guardia costiera libica nell’orribile incidente in cui il 6 novembre 2017 affogarono 50 persone. Le azioni temerarie e pericolose della Guardia costiera libica sono già state documentat­e in precedenza, ma questa – aggiunge Amnesty – è la prima volta che viene provato che un battello fornito da un governo europeo è stato utilizzato in un incidente simile”. I governi europei, chiede dunque Amnesty, riconsider­ino la cooperazio­ne con la Libia, aprano vie legali per l’ingresso in Europa. Secca la replica del commissari­o per l’Immigrazio­ne, Dimitris Avramopoul­os: «Siamo consapevol­i delle condizioni disumane e terribili che alcuni affrontano ma non siamo complici».

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KEYSTONE Cercando un approdo

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