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Guardia di confine ricorre Sonko rimane in carcere

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Non è ancora chiuso il caso della guardia di confine svizzera ritenuta responsabi­le dell’aborto di una siriana durante le operazioni di rinvio in Italia nel 2014. Sia i legali dell’uomo che quelli della donna hanno infatti presentato ricorso contro la sentenza emessa dal Tribunale militare 4 di Berna lo scorso 7 dicembre. Lo ha indicato ieri il portavoce della giustizia militare, Mario Camelin, precisando che il caso passa nelle mani del Tribunale militare di appello. La guardia di confine è stata condannata a sette mesi di detenzione sospesi per lesioni colpose, tentata interruzio­ne di gravidanza e ripetuta inosservan­za di prescrizio­ni di servizio. L’uomo è stato riconosciu­to colpevole di aver negato il necessario aiuto medico a una partorient­e, che ha dato alla luce una bambina morta una volta giunta a Domodossol­a. La donna faceva parte di un gruppo di 36 profughi che venivano riaccompag­nati in Italia. Poco dopo il suo arrivo in Vallese aveva iniziato ad avere dolori e sanguiname­nti. Il marito aveva chiesto ripetutame­nte di chiamare un medico, ma senza successo. ATS Il Tribunale federale ha confermato un ulteriore prolungame­nto della detenzione preventiva dell’ex ministro dell’Interno del Gambia Ousman Sonko, sospettato di crimini contro l’umanità nel suo paese. La detenzione preventiva di Sonko – arrestato il 26 gennaio – è stata prolungata a più riprese. L’ultima decisione è recente: il Tribunale delle misure e delle pene del Canton Berna, sempre in risposta a una richiesta in questo senso del Ministero pubblico della Confederaz­ione (Mpc), ha nuovamente disposto che Sonko resti in carcere almeno fino al 25 gennaio 2018. Comandante della guardia presidenzi­ale gambiana nel 2003 e poi ministro dell’Interno tra il 23 ottobre 2006 e il 19 settembre 2016, Sonko si è rifugiato lo scorso novembre in Svizzera. Il 26 gennaio è stato arrestato a Lyss (Berna). Il 48enne è accusato di essere responsabi­le di atti di tortura commessi dalle forze di polizia e dal personale carcerario a lui sottoposti, oppure da gruppi ad essi legati, sotto il regime del presidente Yahya Jammeh. ATS

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TI-PRESS Condannato a sette mesi

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