Una presenza sgradita
La storia di Liberty life, per quanto si conosce inizia nel 2014 ed è contraddistinta dalla difficoltà di trovare una sede idonea, e legale, per praticare la sua attività, ovvero l’accompagnamento alla morte, data dall’ostracismo dei comuni. Un tentativo di insediarsi a Paradiso fallisce per l’opposizione delle autorità comunali, l’associazione sposta poi la sua sede a Riva San Vitale, ma la base operativa è presso una palazzina di Melano. Lì sarebbe avvenuta la gran parte dei decessi accompagnati, una dozzina almeno. I vicini di casa iniziarono presto a notare il lugubre via-vai, si formò un movimento di opposizione che portò il Comune a vietare queste pratiche. Ma anche per il Comune di Melano le cose dovevano rivelarsi complicate. «Intimammo una contravvenzione, ma perdemmo la causa perché il decesso era avvenuto non nell’appartamento, ma nel garage della palazzina» ricorda il sindaco Maffei. Altri tentativi di localizzare l’attività si svolsero in Mesolcina, a San Vittore – dove un 90enne venne aiutato a morire – e a Chiasso, due le abitazioni utilizzate. A parte le problematiche da Piano regolatore, cioè l’utilizzo di appartamenti per un’attività del genere, resta aperto qualche quesito etico e legale sull’accompagnamento alla morte.