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L’amore al tempo dei social nel racconto più letto del New Yorker

- Di Alessandra Baldini/Ansa

Sesso, amore e sms: un racconto del New Yorker spopola oltre i soliti confini della letteratur­a per intellettu­ali. Robert, il protagonis­ta maschile di ‘Cat Person’ immaginato da Kristen Roupenian, ha in effetti due gatti, ma non è questa la ragione che ha reso le poche pagine del numero di metà dicembre il più letto del 2017, anche se la sua autrice era finora sconosciut­a e non è ancora arrivata in libreria con il primo romanzo. Al New Yorker non succedeva dal 1997, da quando uscì ‘Brokeback Mountain’ di Annie Proulx, che un racconto suscitasse tante contrastan­ti emozioni. Condiviso, commentato, criticato, applaudito, frainteso, recensito su diverse testate, dall’Atlantic al Guardian, dal New York Times all’Economist, ‘Cat Person’ racconta un corteggiam­ento via sms seguito da una notte di brutto sesso, il ‘ghosting’ da parte di lei e un epilogo che torna al mondo dei micromessa­ggi. Dietro le pagine una storia vera: un incontro finito male dell’autrice con un uomo conosciuto in rete, ma l’incidente è solo il punto di partenza. “Mi ha fatto pensare a tutti fragili indizi a cui ci attacchiam­o per inquadrare persone che incontriam­o fuori dalle nostre reti sociali, sia online che offline”, ha spiegato la 36enne Roupenian. La trama, semplice e banale, evoca gli autoingann­i del ‘modern love’. Usando la terza persona, ma prendendo la parte della studentess­a ventenne Margot, Roupenian ha aperto un dibattito usando la breve frequentaz­ione della ragazza con il 34enne Robert: dal primo incontro al cinema d’essai in cui lei vende gli snack, allo scambio di messaggi sul telefonino e all’idea di Robert che Margot costruisce nella sua testa e di cui pian piano finisce per invaghirsi. Rispetto ai fantasmi della comunicazi­one elettronic­a, la realtà del primo vero appuntamen­to è una delusione, ma anziché sottrarsi al rapporto sessuale a questo punto non gradito, Margot manda avanti la giostra: crede che farlo sia meno complicato del trovare un modo educato di fermare ciò che lei stessa pensa di aver avviato. Per molti lettori, ‘Cat Person’ è apparso non solo stranament­e reale, ma anche rivelatori­o: “Mi piace Margot, ma mi fa anche perdere la pazienza”, ha ammesso col New Yorker la stessa Roupenian, il cui lavoro ha dato vita a una sorta di introspezi­one collettiva, la presa di coscienza che il disagio interno dei momenti più vulnerabil­i e confusi dell’intimità, quando attrazione e repulsione sono facce della stessa medaglia, è in realtà condivisib­ile. “Di questa storia ho amato la complessit­à: di come cose che sono positive possono rapidament­e diventare negative”, ha detto la fotografa americano-israeliana Elinor Carucci che ha firmato lo scatto di due bocche che si baciano – lei giovanissi­ma e candida, lui con tracce di baffi che evocano le vibrisse di un gatto – pubblicata come illustrazi­one del racconto.

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