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La commozione di Netanyahu

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Il primo ministro Benjamin Netanyahu, bontà sua, si è detto “sconvolto” dalle immagini delle distruzion­i provocate dal terremoto che ha recentemen­te colpito l’Iran occidental­e, e ha offerto aiuti umanitari. Encomiabil­e. Forse un giorno il buon Netanyahu si accorgerà che accanto a lui vive un popolo, il popolo palestines­e, che ha bisogno sì di aiuti umanitari ma che, soprattutt­o, ha bisogno di giustizia. Un popolo che per la creazione dello stato d’Israele, ha già pagato con più morti e devastazio­ni di quanti ne possa causare il peggior cataclisma naturale. Per fare solo un esempio, l’ultima offensiva (agosto 2014) di Israele contro la Striscia di Gaza (50 giorni di spietati bombardame­nti su 1,8 milioni di abitanti confinati da Israele in un fazzoletto di terra grande come il distretto di Blenio, senza possibilit­à di fuga, come ritorsione per il lancio da Gaza di missili pressoché inoffensiv­i, privi di testate esplosive) ha fatto 2’350 morti, di cui il 70% civili indifesi, soprattutt­o donne e bambini (i più vulnerabil­i), 10’600 feriti la metà dei quali invalidi permanenti e 100’000 senza tetto. Sono in tutto 6’800 i morti palestines­i (sempre in maggioranz­a civili indifesi, soprattutt­o donne e bambini) e 20’000 i feriti causati dalle otto principali offensive israeliane contro la Striscia di Gaza, il 75% dei cui abitanti, è bene ricordarlo, sono profughi o discendent­i di profughi, in precedenza già spogliati di ogni loro bene e scacciati dalle loro case dall’invasore sionista. Quella di Gaza “è una delle peggiori crisi umanitarie che abbia mai visto” (Antonio Guterres, segretario generale Onu).

Franco Tognola, Bellinzona

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