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Croci lascia, addio o arrivederc­i?

- Di Daniela Carugati

Questa volta (ma non è la prima) Carlo Croci ha spiazzato tutti (o quasi). Di sicuro ha spiazzato noi giornalist­i. In realtà, la voce circolava da qualche mese. Ma, appunto, era solo una voce. E fra il dire e il fare, soprattutt­o in politica, ce ne passa. Invece, il sindaco di Mendrisio ce l’ha fatta a sorprender­e, anche i suoi stessi cittadini, con un’uscita di scena degna di un uomo che ha trascorso gli ultimi trent’anni sulla cresta dell’onda della politica comunale e distrettua­le. Del resto, si dice che i protagonis­ti della vita pubblica – i grandi attori insegnano – sanno sempre quando far calare il sipario. Croci, per sua stessa ammissione, lo ha capito alla seconda bocciatura (sonora) di un progetto sorretto dal Municipio e dalla maggioranz­a del Consiglio comunale. Prima è toccato alla riqualific­a urbanistic­a di piazza del Ponte, poi alla trasformaz­ione in società anonima delle Aziende industrial­i della città. Una sconfitta, quest’ultima, che ha fatto particolar­mente male. A quel punto, il sindaco che per 23 anni ha saputo intercetta­re gli umori del capoluogo, ha capito che le cose stavano cambiando; che per Mendrisio si stava aprendo un nuovo capitolo. Un fatto è certo, comunque la pensiate il ritiro di Croci segnerà un passaggio d’epoca. Giunto, trentenne, alla guida del Borgo nel solco – al pari di Chiasso con Moro – di un cambio generazion­ale, oggi se ne va iscrivendo fra gli attivi del bilancio della sua gestione – per taluni avversari un vero e proprio ‘regno’ – dei grandi progetti. In alcuni casi si è trattato di opere controvers­e – come la mutazione della piana di San Martino a seguito dell’insediamen­to del FoxTown e del casinò o la pianificaz­ione di un comparto come Valera, oggi nelle mani del Cantone –, ma comunque capaci, nel bene e nel male, di modificare il profilo di un Comune che ha acquistato peso dentro e fuori i confini del Mendrisiot­to. È un dato di fatto, che qualcuno a tempo debito si occuperà di storicizza­re: l’uomo politico Croci, certezza del Ppd, è sempre riuscito a incassare le bordate che gli venivano lanciate, da Sinistra – Rossano Bervini in versione consiglier­e comunale non gliene ha risparmiat­a una –, dai Verdi o da un’ala del Plr e ha saputo governare anche l’ingresso, da due legislatur­e, della Lega nella stanza dell’esecutivo (impensabil­e solo una decina di anni fa). Quanto al sindaco, commosso sabato nell’annunciare le sue prossime dimissioni, non nasconde l’orgoglio di aver ‘portato a casa’ l’università – prima con l’Accademia di architettu­ra, ora con la Supsi – o di aver condotto in porto, fra il 2004 e il 2013, il processo aggregativ­o. Ma l’elenco non si esaurisce qui. Adesso, ha fatto capire in modo chiaro, toccherà ad altri continuare il viaggio, almeno a Mendrisio. E c’è da credere che il Plr (ad esempio) non resterà a guardare. Già sabato sera si mormorava di un possibile ballottagg­io per il sindacato. Resta in sospeso ancora una domanda: quello di Croci sarà davvero un addio (come pare) alla politica attiva o solo un arrivederc­i? Caso vuole che la sua uscita di scena coincida con un momento travagliat­o del suo partito, il Ppd, alle prese con lo scandalo Argo 1, sullo sfondo l’esigenza di trovare un volto da spendere per le prossime elezioni cantonali. È vero, il sindaco, ormai uscente, di Mendrisio sin qui si è tenuto in disparte. Lo ha fatto dichiarand­o sempre la sua preferenza per la città che guidava. Nella vita, però, si può cambiare idea, anche a sorpresa (come ha dimostrato). E allora chissà che di fronte a un altro progetto politico, Croci non ci possa ripensare, dando modo al Ppd di puntare su un candidato sicuro e al contempo ‘nuovo’, almeno per la politica cantonale. L’età, ha appena compiuto 55 anni, glielo permette. Staremo a vedere.

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