Il Ps: sì al referendum anti-sgravi
Pacchetto fiscale e sociale, la maggioranza della Conferenza cantonale del partito segue la Direzione Con 95 voti passa la linea dei vertici. ‘Questi alleggerimenti sono un patto col diavolo’. ‘Ma ora c’è una contropartita vera’.
«Sono contento che il partito abbia preso una posizione chiara», afferma un sollevato Ivo Durisch. Di più non dice il capogruppo in Gran Consiglio, tra gli oppositori della prima ora agli alleggerimenti d’imposta varati di recente da governo e parlamento, nel commentare il verdetto appena emesso e forse tutt’altro che scontato. Una posizione chiarissima quella presa ieri pomeriggio a Camorino dalla Conferenza cantonale del Ps (140 gli iscritti) sulla riforma fiscale e sociale. In novantacinque hanno sposato la linea del presidente Igor Righini e di buona parte degli altri membri della Direzione: sì al referendum contro gli sgravi. In trentanove hanno sostenuto invece la risoluzione con cui i suoi primi firmatari – i tre parlamentari socialisti in commissione Tributaria (Pelin Kandemir Bordoli, Raoul Ghisletta e Milena Garobbio) e il consigliere di Stato Manuele Bertoli – proponevano “libertà di referendum” e “di voto” in caso di riuscita della raccolta firme. In questi numeri sta l’esito dell’attesa riunione: quasi quattro ore di relazioni tecniche e politiche e di interventi che hanno vivacizzato, del resto non poteva essere diversamente, il confronto su due temi – alleggerimenti fiscali e socialità – altamente sensibili in casa Ps, che hanno a che fare con «l’identità» stessa del partito, è stato ricordato durante il dibattito. La ‘base’ ha infine seguito i vertici. Come aveva fatto il Comitato cantonale in ottobre, prima che sulla Riforma fiscale e sociale si pronunciasse il Gran Consiglio. A due mesi di distanza la maggioranza a sostegno delle tesi della Direzione, Righini in testa, è stata però netta. Il Ps aderisce quindi “ai lavori del preannunciato Comitato referendario” (il lancio del referendum è già stato ventilato fra gli altri da Unia, Uss, Mps, comunisti e Verdi). Il partito, si precisa nella risoluzione adottata dalla Conferenza, si oppone al decreto che introduce gli sgravi. Mentre “accoglie favorevolmente i decreti legge che configurano la riforma sociale”. Anche perché, ha osservato Martino Rossi, «dobbiamo farci capire da lavoratori e cittadini: no a questa riforma fiscale, sì a questa riforma sociale». Oltretutto, ha evidenziato il vicepresidente Fabrizio Sirica, «la clausola ghigliottina non c’è più, perciò non bisogna accettare il pacchetto fiscale per avere quello sociale. E noi sugli sgravi non ci alleiamo con Plr, Ppd e Lega, ovvero il triciclo. Non ci alleiamo con chi ha distrutto il tessuto sociale di questo cantone». Per Marzio Conti, questi alleggerimenti d’imposta «sono un patto col diavolo: non hanno alcun senso, andrebbero unicamente a vantaggio dei più ricchi tra i ricchi. E i Comuni per compensare le minori entrate aumenterebbero il moltiplicatore». Carlo Zoppi: «Il Ps combatte le disuguaglianze: accettando questi sgravi, questi privilegi per i facoltosi, comprometteremmo la nostra identità». Sgravi che, secondo Tiziana Mona, riflettono «l’ideologia liberista e tagliare le tasse ai grandi capitali pensando che questi faranno grandi investimenti è sbagliato». In Gran Consiglio, ha tuttavia rammen-
tato Pelin Kandemir Bordoli, fra i deputati socialisti che hanno approvato la riforma fiscale e sociale, «abbiamo ottenuto come Ps il massimo che si poteva ottenere in questo momento, evitando oltretutto gli ulteriori sgravi caldeggiati da La Destra. La riforma è frutto di un accordo: se da un lato le aziende beneficiano degli sgravi, dall’altro saranno chiamate a finanziarie le misure sociali – parliamo di 20,6 milioni annui – con
l’istituzione di un fondo. Quei 20,6 milioni sono una risposta concreta alle sollecitazioni delle famiglie». Sulla stessa lunghezza d’onda Manuele Bertoli. «In questo caso – ha rilevato il ministro – la critica per cui i tagli fiscali portano a meno prestazioni non regge, perché c’è una contropartita vera, finanziata dalle imprese. Dobbiamo dare risposte tangibili a quei cittadini bisognosi che dal Ps si aspettano non solo belle parole, ma anche fatti». Senza dimenticare, ha ripreso Kandemir Bordoli, che se il pacchetto fiscale dovesse cadere in votazione popolare «il parlamento inevitabilmente abrogherebbe quello sociale e quindi il fondo finanziato dalle aziende». Pronta la replica di Marina Carobbio: «Voglio proprio vedere se Plr e Ppd a pochi mesi dalle elezioni cantonali chiederanno il ritiro della riforma sociale». Appunto, vedremo.