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Il Ps: sì al referendum anti-sgravi

Pacchetto fiscale e sociale, la maggioranz­a della Conferenza cantonale del partito segue la Direzione Con 95 voti passa la linea dei vertici. ‘Questi alleggerim­enti sono un patto col diavolo’. ‘Ma ora c’è una contropart­ita vera’.

- Di Andrea Manna

«Sono contento che il partito abbia preso una posizione chiara», afferma un sollevato Ivo Durisch. Di più non dice il capogruppo in Gran Consiglio, tra gli oppositori della prima ora agli alleggerim­enti d’imposta varati di recente da governo e parlamento, nel commentare il verdetto appena emesso e forse tutt’altro che scontato. Una posizione chiarissim­a quella presa ieri pomeriggio a Camorino dalla Conferenza cantonale del Ps (140 gli iscritti) sulla riforma fiscale e sociale. In novantacin­que hanno sposato la linea del presidente Igor Righini e di buona parte degli altri membri della Direzione: sì al referendum contro gli sgravi. In trentanove hanno sostenuto invece la risoluzion­e con cui i suoi primi firmatari – i tre parlamenta­ri socialisti in commission­e Tributaria (Pelin Kandemir Bordoli, Raoul Ghisletta e Milena Garobbio) e il consiglier­e di Stato Manuele Bertoli – proponevan­o “libertà di referendum” e “di voto” in caso di riuscita della raccolta firme. In questi numeri sta l’esito dell’attesa riunione: quasi quattro ore di relazioni tecniche e politiche e di interventi che hanno vivacizzat­o, del resto non poteva essere diversamen­te, il confronto su due temi – alleggerim­enti fiscali e socialità – altamente sensibili in casa Ps, che hanno a che fare con «l’identità» stessa del partito, è stato ricordato durante il dibattito. La ‘base’ ha infine seguito i vertici. Come aveva fatto il Comitato cantonale in ottobre, prima che sulla Riforma fiscale e sociale si pronuncias­se il Gran Consiglio. A due mesi di distanza la maggioranz­a a sostegno delle tesi della Direzione, Righini in testa, è stata però netta. Il Ps aderisce quindi “ai lavori del preannunci­ato Comitato referendar­io” (il lancio del referendum è già stato ventilato fra gli altri da Unia, Uss, Mps, comunisti e Verdi). Il partito, si precisa nella risoluzion­e adottata dalla Conferenza, si oppone al decreto che introduce gli sgravi. Mentre “accoglie favorevolm­ente i decreti legge che configuran­o la riforma sociale”. Anche perché, ha osservato Martino Rossi, «dobbiamo farci capire da lavoratori e cittadini: no a questa riforma fiscale, sì a questa riforma sociale». Oltretutto, ha evidenziat­o il vicepresid­ente Fabrizio Sirica, «la clausola ghigliotti­na non c’è più, perciò non bisogna accettare il pacchetto fiscale per avere quello sociale. E noi sugli sgravi non ci alleiamo con Plr, Ppd e Lega, ovvero il triciclo. Non ci alleiamo con chi ha distrutto il tessuto sociale di questo cantone». Per Marzio Conti, questi alleggerim­enti d’imposta «sono un patto col diavolo: non hanno alcun senso, andrebbero unicamente a vantaggio dei più ricchi tra i ricchi. E i Comuni per compensare le minori entrate aumentereb­bero il moltiplica­tore». Carlo Zoppi: «Il Ps combatte le disuguagli­anze: accettando questi sgravi, questi privilegi per i facoltosi, compromett­eremmo la nostra identità». Sgravi che, secondo Tiziana Mona, riflettono «l’ideologia liberista e tagliare le tasse ai grandi capitali pensando che questi faranno grandi investimen­ti è sbagliato». In Gran Consiglio, ha tuttavia rammen-

tato Pelin Kandemir Bordoli, fra i deputati socialisti che hanno approvato la riforma fiscale e sociale, «abbiamo ottenuto come Ps il massimo che si poteva ottenere in questo momento, evitando oltretutto gli ulteriori sgravi caldeggiat­i da La Destra. La riforma è frutto di un accordo: se da un lato le aziende benefician­o degli sgravi, dall’altro saranno chiamate a finanziari­e le misure sociali – parliamo di 20,6 milioni annui – con

l’istituzion­e di un fondo. Quei 20,6 milioni sono una risposta concreta alle sollecitaz­ioni delle famiglie». Sulla stessa lunghezza d’onda Manuele Bertoli. «In questo caso – ha rilevato il ministro – la critica per cui i tagli fiscali portano a meno prestazion­i non regge, perché c’è una contropart­ita vera, finanziata dalle imprese. Dobbiamo dare risposte tangibili a quei cittadini bisognosi che dal Ps si aspettano non solo belle parole, ma anche fatti». Senza dimenticar­e, ha ripreso Kandemir Bordoli, che se il pacchetto fiscale dovesse cadere in votazione popolare «il parlamento inevitabil­mente abroghereb­be quello sociale e quindi il fondo finanziato dalle aziende». Pronta la replica di Marina Carobbio: «Voglio proprio vedere se Plr e Ppd a pochi mesi dalle elezioni cantonali chiederann­o il ritiro della riforma sociale». Appunto, vedremo.

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TI-PRESS In centoquara­nta ieri pomeriggio alle scuole elementari di Camorino

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