Officine: la nuova lotta
Duecento persone in Pittureria hanno acclamato la strategia delle maestranze
Sugli accordi con Cantone e Ffs dallo sciopero 2008, Frizzo rassegnato: ‘Patti non rispettati’
Un’altra stagione di lotte alle Officine. Al riparo dal freddo pungente, in una Pittureria addobbata – come sempre – dalle tute degli operai che si erano astenuti dal lavoro quando la casa madre voleva chiudere e dagli striscioni di chi li ha accompagnati nella rivolta, sabato dopo l’assemblea dell’associazione ‘Giù le mani’ 150-200 persone – tra operai, simpatizzanti e qualche politico (perlopiù di sinistra) – hanno acclamato in un dibattito pubblico la nuova strategia varata a sei giorni dalla lettera di dichiarazione d’intenti Cantone-Città-Ffs di settimana scorsa a favore di una nuova Officina (in un luogo ancora da chiarire) con una base di 200-230 posti e, a Bellinzona, di un parco tecnologico con aziende e start up innovative. Questi gli obiettivi per cui ci si vuole battere ora: 1. Votazione dell’iniziativa popolare del 2008 per un Polo tecnologico-industriale nel trasporto pubblico (accelerare l’iter); 2. Rispetto immediato degli accordi assunti nel 2008 da Ffs-Cantone-Città; 3. Richiesta al governo di affidare a una Commissione superpartes di esperti indipendenti la verifica dell’applicazione delle misure negoziate in Tavola rotonda e in Piattaforma e la compatibilità della Dichiarazione d’intenti con questi accordi; 4. Moratoria occupazionale (organizzativa) alle Officine; 5. convocazione d’urgenza della Piattaforma sotto la mediazione di Franz Steinegger.
In sé la serata è scivolata senza grossi sussulti. Nel corso dell’assemblea Gianni Frizzo ha in pratica chiesto ai presenti la conferma dell’autosospensione, sua e di Matteo Pronzini (in rappresentanza dei sindacati), dal Consiglio di fondazione del Centro di competenza mobilità sostenibile e ferroviaria. «Dovete scusarmi – si è così motivato in Pittureria – ma non me la sento più di farmi prendere in giro e ingannare chi ha creduto in me». Le risultanze degli approfondimenti esperiti quasi otto anni or sono dalla Supsi, a mente di Frizzo, parlano infatti chiaro: la continuazione delle attività allo stabilimento cittadino veniva fatta dipendere dal mantenimento dei volumi di lavoro nel periodo di transizione, dall’avvio dei primi progetti nel nuovo centro di ricerca applicato alla produzione, dando alle Officine i mezzi per diversificare l’attività. Quanto a questi ultimi punti Frizzo ha concluso così il suo intervento: «Non s’è visto nulla».