‘E io scendo qui’
Carlo Croci ha deciso: darà le dimissioni a inizio 2018. Svolta, i due referendum bocciati
Prima di tutto ha voluto dirlo ai suoi cittadini. Per annunciare, decisamente a sorpresa, la sua intenzione di dare l’addio alla politica comunale, Carlo Croci ha scelto un momento aggregativo per antonomasia a Mendrisio: la cerimonia per la consegna delle Distinzioni e il tradizionale scambio di auguri di fine anno. Un’uscita di scena dopo 23 anni da sindaco.
L’annuncio, sabato, ha lasciato stampato sul volto dei presenti che affollavano il Mercato Coperto un evidente stupore. La scelta dell’istante e soprattutto del luogo rivela, a una seconda lettura, molto della cifra stilistica del sindaco (ormai uscente) del capoluogo. Certo è che le dimissioni di Croci – che saranno ufficializzate nei primi mesi del 2018 – segnano un cambio di passo – se non addirittura d’epoca – nella vita di una città che sta ancora cercando se stessa dopo il processo aggregativo iniziato nel 2004 con Salorino. Un processo fortemente voluto proprio da Croci, “con energia, dialogo e passione”.
Un ritiro dalla politica comunale, il suo, che oggi spiazza.
Questa era una decisione talmente intima che l’ho governata fino all’ultimo secondo, lasciandola trapelare solo a poche persone. Infatti, ho informato, innanzitutto, tutti i colleghi di Municipio. Marco Romano (suo ‘delfino’, sulla carta, ndr) lo sapeva da qualche giorno, così come il presidente di partito distrettuale (Marco Rizza, ndr) e il presidente cantonale (Fiorenzo Dadò, ndr). Poi l’ho detto a Filippo Lombardi e, naturalmente, al segretario comunale Massimo Demenga (suo braccio destro, ndr).
Qual è stata la svolta?
È una decisione che ha cominciato a essere un tema quando l’esecutivo si è trovato confrontato con il secondo referendum – contro la trasformazione in Sa delle Aziende industriali, ndr – e il suo risultato. Lì ho percepito un’esigenza di rinnovamento all’interno del Comune. Pensavo di superarla col tempo, ma passando le settimane questa esigenza è stata sempre più marcata. Ne ho parlato a lungo in famiglia. Poi è arrivata l’occasione del mio ultimo viaggio: cinque settimane in alta quota, per diciotto giorni senza incontrare anima viva. Sono momenti che ti permettono di mettere a fuoco le situazioni della vita. Diciamo che questo sentimento di rinnovamento unito ai 30 anni di attività politica, che si compiono fra poco, ha creato un’alchimia che mi ha quindi portato a questa decisione.
Se i referendum – il primo sulla riqualifica di piazza del Ponte, il secondo sulle Aim, rimaste comunali – fossero andati in modo diverso, avrebbe procrastinato il suo ‘addio’?
Probabilmente non avrei percepito questa esigenza. Non lo so. Il traguardo dei 30 anni è comunque dietro l’angolo, e quell’aspetto è presente e marcato. Il bello è che con il segretario cotuna
munale avevo organizzato da tempo un incontro, caduto qualche giorno dopo il referendum (Aim, ndr), perché voleva dirmi di cose sue che non funzionavano. E in quell’occasione non è riuscito a piazzare parola.
Sono agli atti sue dichiarazioni preelettorali che, alla vigilia di questa nuova legislatura, giunta quasi al giro di boa, assicuravano la volontà di portare il quadriennio a compimento.
Certo, infatti l’avrei portato fino in fondo. Questa però è una situazione che nasce dagli sviluppi della politica, che non sono prevedibili. Sebbene sia l’espressione di una decisione maturata. Ma devo ammetterlo: mi dispiace, anche se ne parlo col sorriso. Lascerò dopo 30 anni di attività, di un impegno, che non potrò mai ritrovare in nessuna altra attività. In ogni caso penso di aver fatto questa scelta nel momento giusto.
Ora è più chiara anche la scelta della tempistica e del luogo: l’incontro annuale con la popolazione.
Il senso è proprio questo: lo annuncio alla popolazione. Poi le dimissioni ufficiali arriveranno fra un po’. Ma è giusto che si sappia. In questo modo, se ci possono essere più interessi per la successione, tutti hanno il tempo di prepararsi correttamente, nessuno è preso alla sprovvista. Lasciamo che la democrazia possa compiersi nel modo migliore.
La transizione non sarà facile o per lo meno senza scossoni. Questa, almeno, è l’impressione, nell’aria già circolano voci di ballottaggio.
Si aprono tanti scenari, me ne rendo perfettamente conto. D’altra parte, dopo 30 anni, come detto, avviene questo. Un aneddoto: il segretario comunale – con il quale ho sempre avuto la for- di poter condividere momenti solo nostri, durante i quali abbiamo avuto la possibilità di ragionare in profondità, ed è successo diverse volte in tutti questi anni – ancora qualche mese fa mi ha detto: noi ci accorgiamo, a livello di conduzione del Comune, che tu non vuoi continuare, non riusciamo più a trovare in te una profondità di pensiero sui grandi progetti, che proiettano in là nel tempo. L’aveva percepito. E questo non ha modificato la mia scelta, l’ha solo confermata. Quando non si è più progettuali a lungo termine... Sia chiaro, io ho delle opinioni, ma per correttezza non mi sono più buttato sui discorsi di lunghissimo termine, proprio perché spetta a qualcun altro farlo.
In un certo senso, quindi, si chiude un ciclo? Nel senso che diversi progetti si sono compiuti in questi anni di sindacato?
Tutti i grandi progetti stanno giungendo al termine o si sono conclusi. Pensiamo allo svincolo autostradale: è un progetto di 30 anni di lavoro. Arriva la Supsi, prima c’è stata l’università. Poi il Centro di pronto intervento, che ha dato modo agli enti di riunirsi sotto un solo tetto; anche questo è stato un lavoro molto lungo. Non solo: lunedì presenteremo a una prima Commissione interna la sistemazione provvisoria di piazza del Ponte, che è stata un altro dei problemi di questi anni. Sul comparto di Valera la pianificazione è fatta, si tratta di concretizzarla negli atti formali ma è fatta. E su Villa Argentina attendiamo che il Consiglio di Stato si esprima, e poi saremo pronti ad acquistare il terreno privato per poterlo ‘regalare’ alla città.
Cosa manca allora per concludere la parentesi da sindaco?
Spero (mi piacerebbe molto) di concludere con il messaggio per il ripristino del parco di Villa Argentina. Perché è un parco che ci sta lasciando. Attenzione, siamo ancora in tempo per intervenire; e mi sto occupando personalmente di questo messaggio. L’opera non è a piano finanziario, ma qui non possiamo permetterci di giocare con le cifre: se poi le alberature e il verde muoiono, non basteranno mai i soldi per recuperare la storia del parco. In questi giorni ho ricevuto la prima bozza di messaggio, confido che il Municipio lo possa accogliere e che prima di lasciare possa veder licenziare il credito.
Non lascia dossier in sospeso, insomma,
Non credo proprio: è tutto in corso.
Si diceva della tempistica, quando ufficializzerà le dimissioni?
Potrebbe essere gennaio, febbraio. Vorrei riuscire ad approvare in Municipio il consuntivo 2017. Se poi slitterà a ottobre 2018, non attenderò sin lì. Mi piacerebbe metterci il sigillo, questo sì, perché riguarda un anno intero della mia attività. Saranno piuttosto gli argomenti della politica, però, che determineranno i tempi.
Accenniamo alla successione: chi è il ‘delfino’?
So che c’è una disponibilità. Posso immaginare che, avendo lasciato il tempo, le menti cominceranno a lavorare e le persone si organizzeranno. Il seguito, quello, è ancora da scrivere.