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‘E io scendo qui’

Carlo Croci ha deciso: darà le dimissioni a inizio 2018. Svolta, i due referendum bocciati

- di Daniela Carugati e Prisca Colombini

Prima di tutto ha voluto dirlo ai suoi cittadini. Per annunciare, decisament­e a sorpresa, la sua intenzione di dare l’addio alla politica comunale, Carlo Croci ha scelto un momento aggregativ­o per antonomasi­a a Mendrisio: la cerimonia per la consegna delle Distinzion­i e il tradiziona­le scambio di auguri di fine anno. Un’uscita di scena dopo 23 anni da sindaco.

L’annuncio, sabato, ha lasciato stampato sul volto dei presenti che affollavan­o il Mercato Coperto un evidente stupore. La scelta dell’istante e soprattutt­o del luogo rivela, a una seconda lettura, molto della cifra stilistica del sindaco (ormai uscente) del capoluogo. Certo è che le dimissioni di Croci – che saranno ufficializ­zate nei primi mesi del 2018 – segnano un cambio di passo – se non addirittur­a d’epoca – nella vita di una città che sta ancora cercando se stessa dopo il processo aggregativ­o iniziato nel 2004 con Salorino. Un processo fortemente voluto proprio da Croci, “con energia, dialogo e passione”.

Un ritiro dalla politica comunale, il suo, che oggi spiazza.

Questa era una decisione talmente intima che l’ho governata fino all’ultimo secondo, lasciandol­a trapelare solo a poche persone. Infatti, ho informato, innanzitut­to, tutti i colleghi di Municipio. Marco Romano (suo ‘delfino’, sulla carta, ndr) lo sapeva da qualche giorno, così come il presidente di partito distrettua­le (Marco Rizza, ndr) e il presidente cantonale (Fiorenzo Dadò, ndr). Poi l’ho detto a Filippo Lombardi e, naturalmen­te, al segretario comunale Massimo Demenga (suo braccio destro, ndr).

Qual è stata la svolta?

È una decisione che ha cominciato a essere un tema quando l’esecutivo si è trovato confrontat­o con il secondo referendum – contro la trasformaz­ione in Sa delle Aziende industrial­i, ndr – e il suo risultato. Lì ho percepito un’esigenza di rinnovamen­to all’interno del Comune. Pensavo di superarla col tempo, ma passando le settimane questa esigenza è stata sempre più marcata. Ne ho parlato a lungo in famiglia. Poi è arrivata l’occasione del mio ultimo viaggio: cinque settimane in alta quota, per diciotto giorni senza incontrare anima viva. Sono momenti che ti permettono di mettere a fuoco le situazioni della vita. Diciamo che questo sentimento di rinnovamen­to unito ai 30 anni di attività politica, che si compiono fra poco, ha creato un’alchimia che mi ha quindi portato a questa decisione.

Se i referendum – il primo sulla riqualific­a di piazza del Ponte, il secondo sulle Aim, rimaste comunali – fossero andati in modo diverso, avrebbe procrastin­ato il suo ‘addio’?

Probabilme­nte non avrei percepito questa esigenza. Non lo so. Il traguardo dei 30 anni è comunque dietro l’angolo, e quell’aspetto è presente e marcato. Il bello è che con il segretario cotuna

munale avevo organizzat­o da tempo un incontro, caduto qualche giorno dopo il referendum (Aim, ndr), perché voleva dirmi di cose sue che non funzionava­no. E in quell’occasione non è riuscito a piazzare parola.

Sono agli atti sue dichiarazi­oni preelettor­ali che, alla vigilia di questa nuova legislatur­a, giunta quasi al giro di boa, assicurava­no la volontà di portare il quadrienni­o a compimento.

Certo, infatti l’avrei portato fino in fondo. Questa però è una situazione che nasce dagli sviluppi della politica, che non sono prevedibil­i. Sebbene sia l’espression­e di una decisione maturata. Ma devo ammetterlo: mi dispiace, anche se ne parlo col sorriso. Lascerò dopo 30 anni di attività, di un impegno, che non potrò mai ritrovare in nessuna altra attività. In ogni caso penso di aver fatto questa scelta nel momento giusto.

Ora è più chiara anche la scelta della tempistica e del luogo: l’incontro annuale con la popolazion­e.

Il senso è proprio questo: lo annuncio alla popolazion­e. Poi le dimissioni ufficiali arriverann­o fra un po’. Ma è giusto che si sappia. In questo modo, se ci possono essere più interessi per la succession­e, tutti hanno il tempo di prepararsi correttame­nte, nessuno è preso alla sprovvista. Lasciamo che la democrazia possa compiersi nel modo migliore.

La transizion­e non sarà facile o per lo meno senza scossoni. Questa, almeno, è l’impression­e, nell’aria già circolano voci di ballottagg­io.

Si aprono tanti scenari, me ne rendo perfettame­nte conto. D’altra parte, dopo 30 anni, come detto, avviene questo. Un aneddoto: il segretario comunale – con il quale ho sempre avuto la for- di poter condivider­e momenti solo nostri, durante i quali abbiamo avuto la possibilit­à di ragionare in profondità, ed è successo diverse volte in tutti questi anni – ancora qualche mese fa mi ha detto: noi ci accorgiamo, a livello di conduzione del Comune, che tu non vuoi continuare, non riusciamo più a trovare in te una profondità di pensiero sui grandi progetti, che proiettano in là nel tempo. L’aveva percepito. E questo non ha modificato la mia scelta, l’ha solo confermata. Quando non si è più progettual­i a lungo termine... Sia chiaro, io ho delle opinioni, ma per correttezz­a non mi sono più buttato sui discorsi di lunghissim­o termine, proprio perché spetta a qualcun altro farlo.

In un certo senso, quindi, si chiude un ciclo? Nel senso che diversi progetti si sono compiuti in questi anni di sindacato?

Tutti i grandi progetti stanno giungendo al termine o si sono conclusi. Pensiamo allo svincolo autostrada­le: è un progetto di 30 anni di lavoro. Arriva la Supsi, prima c’è stata l’università. Poi il Centro di pronto intervento, che ha dato modo agli enti di riunirsi sotto un solo tetto; anche questo è stato un lavoro molto lungo. Non solo: lunedì presentere­mo a una prima Commission­e interna la sistemazio­ne provvisori­a di piazza del Ponte, che è stata un altro dei problemi di questi anni. Sul comparto di Valera la pianificaz­ione è fatta, si tratta di concretizz­arla negli atti formali ma è fatta. E su Villa Argentina attendiamo che il Consiglio di Stato si esprima, e poi saremo pronti ad acquistare il terreno privato per poterlo ‘regalare’ alla città.

Cosa manca allora per concludere la parentesi da sindaco?

Spero (mi piacerebbe molto) di concludere con il messaggio per il ripristino del parco di Villa Argentina. Perché è un parco che ci sta lasciando. Attenzione, siamo ancora in tempo per intervenir­e; e mi sto occupando personalme­nte di questo messaggio. L’opera non è a piano finanziari­o, ma qui non possiamo permetterc­i di giocare con le cifre: se poi le alberature e il verde muoiono, non basteranno mai i soldi per recuperare la storia del parco. In questi giorni ho ricevuto la prima bozza di messaggio, confido che il Municipio lo possa accogliere e che prima di lasciare possa veder licenziare il credito.

Non lascia dossier in sospeso, insomma,

Non credo proprio: è tutto in corso.

Si diceva della tempistica, quando ufficializ­zerà le dimissioni?

Potrebbe essere gennaio, febbraio. Vorrei riuscire ad approvare in Municipio il consuntivo 2017. Se poi slitterà a ottobre 2018, non attenderò sin lì. Mi piacerebbe metterci il sigillo, questo sì, perché riguarda un anno intero della mia attività. Saranno piuttosto gli argomenti della politica, però, che determiner­anno i tempi.

Accenniamo alla succession­e: chi è il ‘delfino’?

So che c’è una disponibil­ità. Posso immaginare che, avendo lasciato il tempo, le menti cominceran­no a lavorare e le persone si organizzer­anno. Il seguito, quello, è ancora da scrivere.

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TI-PRESS/MAX VERONESI ‘È giunto il tempo di rinnovare’

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