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‘Soddisfatt­o? No, per nulla’

Il Lugano torna a vincere in casa, ma Ireland ce l’ha con i lapsus. E Bertaggia rivive l’emozione del gol: ‘L’avevo quasi scordata’.

- Di Christian Solari

Lugano – Alla fine il cerchio si chiude. Con un sonoro 8-2 a quello stesso Friborgo che, al rientro dalla pausa per permettere alla Nazionale di giocare la Karjala Cup, inaugurò per i bianconeri una serie negativa di quattro sconfitte in cinque partite sul ghiaccio della Resega. Tuttavia, di ciò che è capitato nel weekend Greg Ireland non pare troppo felice. «Soddisfatt­o, io? No, per niente – dice il coach bianconero –. Infatti ci sono stati troppi lapsus, mentre dovremmo essere sicuri d’aver capito come lavorare. Specialmen­te quando giochiamo in casa: non possiamo sederci e aspettare che qualcun altro faccia il lavoro al posto nostro. Il punto è che i giocatori dovrebbero dare quel qualcosa in più anche quando stanno vincendo. E credo che spetti a me far sì che questo discorso passi. Penso che quando tutti capiranno questo discorso, la squadra farà un altro passo in avanti. Per intenderci: sabato abbiamo giocato a quattro linee, con un buon bilanciame­nto tra i blocchi. Anzi, da questo punto di vista è stata la partita in cui di equilibrio fra le linee ce n’è stato di più. Ma se ho dato più ghiaccio a quella di Romanenghi è per- ché se lo meritava: non era un semplice contentino perché eravamo saldamente in vantaggio». Ireland ce l’ha soprattutt­o con i problemi evidenziat­i nel primo tempo. «Sapevamo che dopo il timeout il Friborgo avrebbe reagito con veemenza. E invece, nonostante tutto, in difesa abbiamo guardato il disco mentre continuava a girare». Poi, però, è iniziata un’altra partita. «E mi è piaciuto il modo in cui la squadra ha saputo riprenders­i nel secondo tempo. La lezione qual è? Dobbiamo giocare in quel modo per tutti i 60 minuti. Senza barare, applicando­si fino in fondo sul piano difensivo. Perché, non si scappa, le occasioni da gol nascono in retrovia». Occasioni da gol che, infine, hanno sorriso anche ad Alessio Bertaggia. «Cos’ho pensato? Ho guardato bene se era dentro o meno, quel puck, perché non ne ero sicuro» dice, ridendo, l’attaccante numero 10. «L’avevo quasi scordata, quell’emozione – spiega –. Anche se, forse, ero più preoccupat­o prima, quando le occasioni neppure arrivavano. È a quel punto che diventa frustrante. Pur se io non sono tipo da lasciarsi andare alla prima avversità». Prima del weekend, sul Berna il Lugano aveva 7 punti di ritardo e ora sono 9. «Certo, aspiriamo al primo posto, ma non siamo gli unici. E poi quello che stiamo affrontand­o è un processo che dura tutta una stagione. E ci deve far crescere come squadra, non solo a livello di punti. Poi a fine regular season tireremo le somme».

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TI-PRESS Alla Resega Brunner non finisce la partita. Ma la botta alla mano non dovrebbe essere seria

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