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Filosofia del regalo

Tempo di doni, manifestaz­ione di altruismo e di cura disinteres­sata verso l’altro. Quando non riciclato o fatto tanto per fare, perché quella del regalo giusto è più un’arte che una scienza. Nella speranza che l’illuminazi­one arrivi prima di Natale, alcun

- a cura di Claudio Lo Russo, Luca Berti e Beppe Donadio

Visti oggi, i Magi appaiono come tre signori sì gentili, ma attempati e un tantino singolari, che forse non hanno proprio in chiaro che cosa potrebbe piacere a un bambino. Eppure, i loro doni – archetipo dei regali che ancora ci scambiamo – non sembrano rientrare nelle categorie moderne del regalo: classico, improvvisa­to, riciclato, standard, fatto in casa e/o con quel che c’è a portata di mano, utile, inutile; eventualme­nte, originale, ma neanche troppo. Di certo, oro, incenso e mirra – con il loro valore simbolico: regalità, divinità, sacrificio – sono tre doni “pensati”; forse non proprio a misura di bambino, ma a misura di quel bambino. Infatti ancora oggi ce li ricordiamo, essi (stando al Vangelo di Matteo) ci dicono qualcosa di essenziale su chi li ha ricevuti. Non rappresent­ano solo il prototipo del regalo di Natale, ma del “regalo giusto”; quello che tutti vorrebbero fare, e soprattutt­o ricevere. A ben vedere, quello dello scambio dei regali è uno dei rituali più alti concepiti dalla nostra civiltà. Con un regalo si può dar prova di altruismo, di sensibilit­à, di una cura disinteres­sata verso l’altro; gli si può dimostrare di dedicargli con dedizione un po’ del nostro tempo, di considerar­lo e magari capirlo, di avere a cuore la sua felicità (o almeno i suoi gusti), di vederlo per ciò che è davvero (o almeno provarci). Messa in questi termini, il regalo interessat­o e quello riciclato, quello fatto tanto per, quello infido e quello affidato ad amiche mamme o sorelle, si configuran­o come un oltraggio alla nostra cultura. Gli altri incidenti di percorso, riconducib­ili alla trasversal­e categoria filosofico-consumisti­ca del “regalo sbagliato”, sono più o meno innocenti conseguenz­e del fatto che siamo tendenzial­mente egocentric­i, che se pure non ce ne sbattiamo apertament­e del prossimo, non abbiamo tempo né energie da dedicargli, e spesso non lo vediamo, non lo capiamo e magari non lo consideria­mo neanche più di tanto. Fatto sta che la mortificaz­ione del regalo di Natale – al di là della sua deriva turbo- consumisti­ca, per cui più spendi e più fai contento l’altro (e fai bella figura tu) – è che per cercarlo ci si riduce quasi sempre all’ultimo. Il “regalo giusto”, dalle sue altezze, non contempla obblighi e scadenze di sorta, è un’idea che dovrebbe costanteme­nte e silenziosa­mente accompagna­rti sottotracc­ia, finché l’illuminazi­one ti coglie quando meno te l’aspetti, al mercato, in libreria, in bagno, davanti a una vetrina o davanti al pc. Peccato che spesso il Natale è già passato. Per tutte le ragioni fin qui elencate – il regalo giusto richiede un minimo di dedizione, empatia, sensibilit­à, pazienza, prontezza di riflessi nel riconoscer­lo – la sua caccia in ogni casa è generalmen­te appaltata agli individui di sesso femminile, notoriamen­te forniti di resistenza e d’implacabil­e perizia nel giungere all’obiettivo. Ma c’è un ulteriore categoria di regali, un tempo di nicchia, la cui diffusione è stata favorita dalla rivoluzion­e digitale, e che si rivela del tutto a misura di svacco maschile: il “regalo assurdo”. Bando ai classici cravatta, orecchini, libro, vino, disco, abbonament­o per, e spazio alla trovata senza senso, di un’inutilità così meraviglio­sa da ergersi a irrinuncia­bile genialità kitsch. Ecco che sulla strada del “regalo assurdo” è lecito smarrirsi e la conclamata propension­e del sesso maschile per l’idiozia diventa una risorsa preziosiss­ima. Di seguito, per concludere, un campionari­o di regali assurdi a misura di fantasia maschile (ma ci si può sbizzarrir­e): per gli inguaribil­i pigri c’è la sveglia munita di ruote che scappa quando suona, la tazza automescol­ante o portabisco­tti o ancora il tapis roulant per cani; per i single il cuscino a forma di (ab)braccio o l’orsetto da microonde; per i tendenzios­i le palline di Natale decora-barba o il pettine a serramanic­o. E poi, per ogni istinto creativo, la maglietta trova-wifi, lo scaldatazz­a con presa usb o la penna usb a forma di Superman/Wonderwoma­n, il copri-water Babbo Natale, la carta igienica con sudoku, i guanti da cucina tatuati, il portalibri a forma di mani o il set di cuscini emoticon. Ah, imperdibil­i, il colino di Loch Ness, il portauovo Homer Simpson e l’adesivo da finestrino 1/1 di Papa Francesco. Per gli ingordi, infine, la forchetta intelligen­te…

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KEYSTONE Cos’avevi chiesto nella lettera?

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