I Giovedì musicali di Lugano
L’Orchestra della Svizzera italiana, dal vivo e su disco, alle prese con Richard Strauss Un’interpretazione di eccezionale qualità, curata in ogni dettaglio, per il poema ‘Aus Italien’ di Strauss con l’Osi accompagnata dal suo direttore principale Markus
Cadono di giovedì i concerti dell’Orchestra della Svizzera italiana al Lac, con essi le dirette della Rsi che sempre ancora li promuove. Mi rammentano i Giovedì musicali, la rassegna di concerti nel Teatro Kursaal, ora scomparso, partita a Lugano nella prima metà degli anni Cinquanta, con il nostro piccolo complesso sinfonico, che si chiamava Radiorchestra, già allora impegnato con direttori e solisti famosi e confrontato con poche, ma celebri orchestre ospiti, come i Berliner Philharmoniker diretti da Wilhelm Furtwängler o la Philadelphia Orchestra diretta da Eugene Ormandy, Ricordo Isaac Stern in una memorabile esecuzione del Concerto per violino di Mendelssohn, con l’Orchestra diretta da Franz André. Stern suonava un violino Guarneri del Gesù, che adesso è nelle mani di Renaud Capuçon, grande violinista rimasto fedele alla scena luganese, dopo i molti anni di presenza nel Progetto Martha Argerich, che giovedì scorso ha aperto il programma diretto da Markus Poschner con il Concerto per violino e orchestra K 216 di Mozart. Capuçon, all’altezza della sua fama, ha sottolineato l’emotività indotta dalle modulazioni mozartiane con un suono e un fraseggio, che l’hanno fatto emergere sulla massa orchestrale. La sua esecuzione può essere sembrata un monologo introverso che Poschner ha cercato di correggere chiamando qualche intervento energico che ravvivasse il dialogo col solista, a un’orchestra poco convinta, con la testa già nella seconda opera in programma.
Scelte armoniche non fatte per sedurre facilmente, ma per costringere l’ascoltatore a una riflessione culturale
‘Aus Italien’, fantasia sinfonica op. 16 di Richard Strauss, un’opera composta a 22 anni, che nel Novecento è stata molto meno apprezzata dei suoi poemi sinfonici composti nei dieci anni successivi. Chi adesso tenterà una sua rivalutazione potrà riferirsi al cd appena registrato da Markus Poschner con l’Osi, nel quale c’è anche il Concerto per violino op. 8, composto da Strauss a 18 anni, con solista Robert Kowalski, violino di spalla dell’Orchestra. Ho ascoltato il cd solo dopo il concerto di giovedì ed è stata la conferma di un’interpretazione di eccezionale qualità, curata in ogni dettaglio, anche nei colori timbrici, nelle scelte armoniche non fatte per sedurre facilmente, ma per costringere l’ascoltatore a una riflessione culturale. Consiglio, per avvicinare il lin- guaggio musicale del giovane Strauss e collocarlo nel suo momento storico, il testo di Lorenz Lütteken stampato nel libretto del cd. Vi è descritto il dramma psicologico del compositore nel conflitto fra il contenuto musicale e poetico e la forma-sonata tripartita ereditata dai classici, la consapevolezza di un mondo che finisce e la necessità di un’arte che anticipi il nuovo mondo, persino la convinzione che la musica strumentale sia ormai sterile, le risorse espressive riservate al teatro musicale. Infatti vent’anni dopo Debussy lo supererà nel linguaggio strumentale con i tre schizzi sinfonici ‘La Mer’, ma Strauss si rifarà davanti ai riflettori mediatici del tempo, con il clamore suscitato dalla sua opera “Salome”. Questo e molto altro mi sembra contenga la lettura di ‘Aus Italien’ fatta da Makus Poschner e dall’Orchestra della Svizzera Italiana: un capolavoro di interpretazione musicale e di riflessione storica.