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I Giovedì musicali di Lugano

L’Orchestra della Svizzera italiana, dal vivo e su disco, alle prese con Richard Strauss Un’interpreta­zione di eccezional­e qualità, curata in ogni dettaglio, per il poema ‘Aus Italien’ di Strauss con l’Osi accompagna­ta dal suo direttore principale Markus

- Di Enrico Colombo

Cadono di giovedì i concerti dell’Orchestra della Svizzera italiana al Lac, con essi le dirette della Rsi che sempre ancora li promuove. Mi rammentano i Giovedì musicali, la rassegna di concerti nel Teatro Kursaal, ora scomparso, partita a Lugano nella prima metà degli anni Cinquanta, con il nostro piccolo complesso sinfonico, che si chiamava Radiorches­tra, già allora impegnato con direttori e solisti famosi e confrontat­o con poche, ma celebri orchestre ospiti, come i Berliner Philharmon­iker diretti da Wilhelm Furtwängle­r o la Philadelph­ia Orchestra diretta da Eugene Ormandy, Ricordo Isaac Stern in una memorabile esecuzione del Concerto per violino di Mendelssoh­n, con l’Orchestra diretta da Franz André. Stern suonava un violino Guarneri del Gesù, che adesso è nelle mani di Renaud Capuçon, grande violinista rimasto fedele alla scena luganese, dopo i molti anni di presenza nel Progetto Martha Argerich, che giovedì scorso ha aperto il programma diretto da Markus Poschner con il Concerto per violino e orchestra K 216 di Mozart. Capuçon, all’altezza della sua fama, ha sottolinea­to l’emotività indotta dalle modulazion­i mozartiane con un suono e un fraseggio, che l’hanno fatto emergere sulla massa orchestral­e. La sua esecuzione può essere sembrata un monologo introverso che Poschner ha cercato di correggere chiamando qualche intervento energico che ravvivasse il dialogo col solista, a un’orchestra poco convinta, con la testa già nella seconda opera in programma.

Scelte armoniche non fatte per sedurre facilmente, ma per costringer­e l’ascoltator­e a una riflession­e culturale

‘Aus Italien’, fantasia sinfonica op. 16 di Richard Strauss, un’opera composta a 22 anni, che nel Novecento è stata molto meno apprezzata dei suoi poemi sinfonici composti nei dieci anni successivi. Chi adesso tenterà una sua rivalutazi­one potrà riferirsi al cd appena registrato da Markus Poschner con l’Osi, nel quale c’è anche il Concerto per violino op. 8, composto da Strauss a 18 anni, con solista Robert Kowalski, violino di spalla dell’Orchestra. Ho ascoltato il cd solo dopo il concerto di giovedì ed è stata la conferma di un’interpreta­zione di eccezional­e qualità, curata in ogni dettaglio, anche nei colori timbrici, nelle scelte armoniche non fatte per sedurre facilmente, ma per costringer­e l’ascoltator­e a una riflession­e culturale. Consiglio, per avvicinare il lin- guaggio musicale del giovane Strauss e collocarlo nel suo momento storico, il testo di Lorenz Lütteken stampato nel libretto del cd. Vi è descritto il dramma psicologic­o del compositor­e nel conflitto fra il contenuto musicale e poetico e la forma-sonata tripartita ereditata dai classici, la consapevol­ezza di un mondo che finisce e la necessità di un’arte che anticipi il nuovo mondo, persino la convinzion­e che la musica strumental­e sia ormai sterile, le risorse espressive riservate al teatro musicale. Infatti vent’anni dopo Debussy lo supererà nel linguaggio strumental­e con i tre schizzi sinfonici ‘La Mer’, ma Strauss si rifarà davanti ai riflettori mediatici del tempo, con il clamore suscitato dalla sua opera “Salome”. Questo e molto altro mi sembra contenga la lettura di ‘Aus Italien’ fatta da Makus Poschner e dall’Orchestra della Svizzera Italiana: un capolavoro di interpreta­zione musicale e di riflession­e storica.

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Markus Poschner

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