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‘La campagna più strana e più triste’

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“Indipenden­tisti senza indipenden­za. Repubblica­ni senza repubblica. Unionisti senza unione”. Si trovava forse in un editoriale pubblicato ieri da ‘La Vanguardia’ la sintesi più efficace del sentimento diffuso al termine della campagna elettorale “più strana e più triste dal 1977”. Nessuno vincerà, ha aggiunto il quotidiano della borghesia catalana, “e tutti lo sanno”. Certo, qualcuno otterrà la maggioranz­a dei voti e dunque dei seggi, ma a nessuno – separatist­a o unionista che sia – questo basterà per dichiarars­i vincitore. Una prospettiv­a per niente tranquilli­zzante, la si guardi da una parte o dall’altra. Con un realismo che si potrebbe sospettare di cinismo, ‘La Vanguardia’ ha anche osservato che “lo Stato spagnolo è più forte di quanto credessero molti catalani” e la prova è che l’applicazio­ne dell’articolo 155, con la revoca di fatto dell’autonomia regionale, “non ha incontrato resistenza. I funzionari pubblici hanno obbedito. I Mossos [la polizia locale, ndr] per primi”. Ma sbagliereb­be una certa Spagna arroccata attorno a Rajoy a considerar­e per questo sconfitto l’indipenden­tismo. Lo Stato, ha commentato infatti ‘ara.cat’ on line, il maggiore quotidiano in lingua catalana, “è forte perché usa la forza. La Catalogna è forte perché è e vuole continuare a essere”. Una constatazi­one fatta propria anche da ‘El País’, pur nettamente “unionista”: le urne non risolveran­no nulla e “la situazione può soltanto peggiorare”. E la prospettiv­a più verosimile è che “la solennità e le parole altisonant­i (umiliazion­e, sovranità, tradimento, indipenden­za, nemico) continuera­nno a dominare il dibattito, proprio quando sarebbe necessaria l’attitudine opposta”. E se davvero sarà così, la previsione di Enric González, editoriali­sta del ‘Mundo’, non può che risuonare sinistra: il conflitto, così lo chiama, catalano “durerà anni” e il suo esito, pur imprevedib­ile, “non sta trasforman­do soltanto Barcellona. […] E il volto della Spagna futura, intera, divisa o in conflitto permanente, si disegnerà nelle strade di Barcellona”. Le elezioni più strane, sì, e più tristi.

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KEYSTONE Rajoy

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