Perizia Argo 1, complementi
Il governo chiede all’ex pp approfondimenti per chiarire il motivo della scelta di quella ditta L’Esecutivo ha incontrato ieri Marco Bertoli. Il rapporto definitivo verrà trasmesso alla Commissione parlamentare d’inchiesta.
Il governo ha chiesto al perito Marco Bertoli dei «complementi» al rapporto sulla gestione del controverso mandato attribuito a suo tempo dal Dipartimento sanità e socialità (Dss) alla ditta di sorveglianza Argo 1. Richiesta formulata ieri a Bellinzona durante un nuovo incontro fra il Consiglio di Stato e l’avvocato, già procuratore pubblico. Sul tavolo dell’Esecutivo il documento che l’ex magistrato ha consegnato il 6 dicembre, dal quale non emerge ancora con chiarezza il motivo per cui il Dss nel 2014 ha cambiato partner, optando per l’agenzia di sicurezza della quale era responsabile operativo Marco Sansonetti. Mancherebbe insomma al momento la risposta alla domanda principale che l’intera vicenda pone. Da noi contattato, il presidente del governo Manuele Bertoli non si sbilancia. Riferisce unicamente di «piccoli complementi» richiesti al perito che permetteranno «di avere un rapporto finito anche dal nostro punto di vista». È stata estesa l’inchiesta amministrativa ad altri fatti? «No, sono questioni di completazione del testo», si limita a dire il consigliere di Stato. Da quanto risulta alla ‘Regione’, l’Esecutivo avrebbe chiesto al perito alcuni approfondimenti puntuali che potrebbero fare luce sulle ragioni dell’attribuzione alla Argo 1 del mandato. Il documento allestito da Bertoli conterrebbe spunti di riflessione al riguardo, che andranno ora appunto approfonditi. Ciò per poter rispondere compiutamente alla domanda delle domande: perché il Dipartimento diretto dal popolare democratico Paolo Beltraminelli ha deciso di assegnare alla Argo 1 il delicato compito di controllare centri per asilanti? Quando il lavoro del perito sarà concluso («gennaio»), il dossier verrà trasmesso alla Commissione parlamentare d’inchiesta (Cpi) che si sta occupando del caso. «Comunicheremo ai suoi membri che il rapporto verrà loro trasmesso appena possibile», riprende il presidente del Consiglio di Stato. L’ex pp è stato incaricato dal governo agli inizi di ottobre di vagliare dal lato amministrativo taluni importanti aspetti inerenti alla gestione del mandato ad Argo 1. Un mandato rinnovato dal Dss senza l’indispensabile risoluzione governativa. L’incarico all’agenzia sopracenerina (nel frattempo fallita) è durato dal luglio del 2014 al gennaio di quest’anno ed è costato al contribuente quasi 3,4 milioni di franchi. Il caso, anzi lo scandalo Argo 1, come è stato definito, è scoppiato dopo gli arresti del responsabile operativo e di un agente della ditta, l’uomo dalla doppia nazionalità, svizzera e turca, finito in manette per terrorismo. Due fermi operati nel quadro di inchieste penali distinte. Una cantonale e una federale. Perché
il Dss ha fatto capo ad Argo 1? Erano date le condizioni, trascorsi i quattro mesi di prova, per confermarle l’incarico? Quali verifiche venivano effettuate dall’Ufficio del sostegno sociale e dell’inserimento, dal quale dipende(va) il settore rifugiati (alloggio)? Quale controllo veniva effettuato sul personale impiegato dalla Argo
1 e come si accertavano le ore da lei registrate e fatturate? Tali i quesiti, sollevati dal Consiglio di Stato, al centro della perizia. Stretti tutto sommato i tempi concordati fra il governo e l’ex procuratore pubblico. Marco Bertoli doveva trasmettere il rapporto entro Natale e questo è avvenuto, peraltro con un certo anticipo. Il Consiglio di Stato lo ha letto e ieri ha chiesto dei complementi. Sul dossier Argo 1 indaga anche il Ministero pubblico. Così come indaga la Commissione parlamentare d’inchiesta coordinata dal leghista Michele Foletti. Ma su questo caso si attendono chiarimenti pure politici. E gli interrogativi non mancano.