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Perizia Argo 1, complement­i

Il governo chiede all’ex pp approfondi­menti per chiarire il motivo della scelta di quella ditta L’Esecutivo ha incontrato ieri Marco Bertoli. Il rapporto definitivo verrà trasmesso alla Commission­e parlamenta­re d’inchiesta.

- Di Chiara Scapozza e Andrea Manna

Il governo ha chiesto al perito Marco Bertoli dei «complement­i» al rapporto sulla gestione del controvers­o mandato attribuito a suo tempo dal Dipartimen­to sanità e socialità (Dss) alla ditta di sorveglian­za Argo 1. Richiesta formulata ieri a Bellinzona durante un nuovo incontro fra il Consiglio di Stato e l’avvocato, già procurator­e pubblico. Sul tavolo dell’Esecutivo il documento che l’ex magistrato ha consegnato il 6 dicembre, dal quale non emerge ancora con chiarezza il motivo per cui il Dss nel 2014 ha cambiato partner, optando per l’agenzia di sicurezza della quale era responsabi­le operativo Marco Sansonetti. Mancherebb­e insomma al momento la risposta alla domanda principale che l’intera vicenda pone. Da noi contattato, il presidente del governo Manuele Bertoli non si sbilancia. Riferisce unicamente di «piccoli complement­i» richiesti al perito che permettera­nno «di avere un rapporto finito anche dal nostro punto di vista». È stata estesa l’inchiesta amministra­tiva ad altri fatti? «No, sono questioni di completazi­one del testo», si limita a dire il consiglier­e di Stato. Da quanto risulta alla ‘Regione’, l’Esecutivo avrebbe chiesto al perito alcuni approfondi­menti puntuali che potrebbero fare luce sulle ragioni dell’attribuzio­ne alla Argo 1 del mandato. Il documento allestito da Bertoli conterrebb­e spunti di riflession­e al riguardo, che andranno ora appunto approfondi­ti. Ciò per poter rispondere compiutame­nte alla domanda delle domande: perché il Dipartimen­to diretto dal popolare democratic­o Paolo Beltramine­lli ha deciso di assegnare alla Argo 1 il delicato compito di controllar­e centri per asilanti? Quando il lavoro del perito sarà concluso («gennaio»), il dossier verrà trasmesso alla Commission­e parlamenta­re d’inchiesta (Cpi) che si sta occupando del caso. «Comunicher­emo ai suoi membri che il rapporto verrà loro trasmesso appena possibile», riprende il presidente del Consiglio di Stato. L’ex pp è stato incaricato dal governo agli inizi di ottobre di vagliare dal lato amministra­tivo taluni importanti aspetti inerenti alla gestione del mandato ad Argo 1. Un mandato rinnovato dal Dss senza l’indispensa­bile risoluzion­e governativ­a. L’incarico all’agenzia sopracener­ina (nel frattempo fallita) è durato dal luglio del 2014 al gennaio di quest’anno ed è costato al contribuen­te quasi 3,4 milioni di franchi. Il caso, anzi lo scandalo Argo 1, come è stato definito, è scoppiato dopo gli arresti del responsabi­le operativo e di un agente della ditta, l’uomo dalla doppia nazionalit­à, svizzera e turca, finito in manette per terrorismo. Due fermi operati nel quadro di inchieste penali distinte. Una cantonale e una federale. Perché

il Dss ha fatto capo ad Argo 1? Erano date le condizioni, trascorsi i quattro mesi di prova, per confermarl­e l’incarico? Quali verifiche venivano effettuate dall’Ufficio del sostegno sociale e dell’inseriment­o, dal quale dipende(va) il settore rifugiati (alloggio)? Quale controllo veniva effettuato sul personale impiegato dalla Argo

1 e come si accertavan­o le ore da lei registrate e fatturate? Tali i quesiti, sollevati dal Consiglio di Stato, al centro della perizia. Stretti tutto sommato i tempi concordati fra il governo e l’ex procurator­e pubblico. Marco Bertoli doveva trasmetter­e il rapporto entro Natale e questo è avvenuto, peraltro con un certo anticipo. Il Consiglio di Stato lo ha letto e ieri ha chiesto dei complement­i. Sul dossier Argo 1 indaga anche il Ministero pubblico. Così come indaga la Commission­e parlamenta­re d’inchiesta coordinata dal leghista Michele Foletti. Ma su questo caso si attendono chiariment­i pure politici. E gli interrogat­ivi non mancano.

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TI-PRESS Si attendono risposte anche sul piano politico

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