Scontro finale tra Ue e Varsavia
La Commissione attiva le norme che potrebbero privare la Polonia del diritto di voto in Consiglio La riforma della giustizia lede, secondo Bruxelles, lo stato di diritto e mina l’indipendenza della magistratura
Bruxelles – Lo scontro tra Unione europea e Polonia ha esaurito ogni margine di trattativa. Ieri la Commissione europea ha attivato contro Varsavia l’articolo 7 dei Trattati, che può condurre fino alla perdita del diritto di voto in seno al Consiglio. Una prima volta che conferma la durezza dello scontro, originato dalla riforma della giustizia imposta dal governo nazionalista di Jaroslaw Kaczynski (Pis). Dopo due anni di tentativi di forzare Varsavia al rispetto dello stato di diritto, la Commissione ha ritenuto esaurita ogni ragione. In una triplice mossa, Bruxelles ha anche deferito Varsavia alla Corte di giustizia per l’organizzazione della magistratura ordinaria, e ha pubblicato una nuova raccomandazione, chiedendo al governo di allinearsi alle regole che ispirano i principi alla base dell’Unione. La reazione di Varsavia non si è fatta attendere. Il presidente Andrzej Duda ha firmato due leggi che limitano i poteri della magistratura, mettendo i tribunali sotto un maggiore controllo politico. «Per due anni abbiamo provato tutto ciò che era possibile. Non ci hanno lasciato altra scelta. Le tredici leggi adottate per la riforma della giustizia mettono a serio rischio l’indipendenza del sistema e la separazione dei poteri», ha affermato il vicepresidente della Commissione Frans Timmermans, ricordando le quattro raccomandazioni pubblicate, le 25 lettere inviate ed i numerosi incontri senza ottenere risultati. Anche in questo caso la Polonia si è mossa in direzione diametralmente opposta rispetto a quanto auspicato. L’avvio dell’articolo 7 è “una mossa politica” di Bruxelles per esercitare una pressione indebita su uno stato sovrano, ha accusato il guardasigilli Zbigniew Ziobro. E in difesa dell’alleato polacco è subito scesa in campo l’Ungheria. «Ci batteremo contro la mossa della Commissione in tutte le sedi», ha messo in guardia il vicepremier magiaro Zslot Semjen, mentre il partito di maggioranza ungherese Fidesz in una nota ha accusato: “Vogliono punire gli stati che rifiutano gli immigrati”. A favore dell’iniziativa dell’esecutivo comunitario si erano invece già espressi il presidente francese Emmanuel Macron e la cancelliera tedesca Angela Merkel, al margine del vertice europeo di venerdì, quando il neopremier polacco Mateusz Morawiecki (ritenuto ben introdotto in Europa e anche per questo nominato al posto di Beata Szydlo) aveva tentato di rassicurare l’Ue in un incontro in extremis col presidente della Commissione Jean-Claude Juncker.
Kaczynski