Il coro dei Frontaliers
Riuscito, grazie anche a un cast ben assortito, il passaggio da brevi sketch a lungometraggio
Ci sono loro due, Bussenghi e Bernasconi, e una serie di personaggi di contorno con cui garantire la riuscita di un film vero e proprio (imperdibile Teco Celio). Ci sono i soliti sketch satirici, ma anche il primo epico passo della guardia di confine sul misterioso suolo italico... Per ridere e disinnescare diffidenze reciproche e luoghi comuni.
I protagonisti sono ovviamente loro: lo ‘svizzerotto’ Loris J. Bernasconi, guardia di confine, e il ‘badino’ Roberto Bussenghi, frontaliere alla Sprüngler & Küpfler. Ma i due popolari personaggi – interpretati come sempre da Paolo Guglielmoni e Flavio Sala – non sono soli, nel loro primo vero e proprio lungometraggio (di “debutto cinematografico” non si può propriamente parlare, visto che sono già arrivati nelle sale, ma sempre con i loro brevi sketch, non con un film completo).
Al di qua e al di là della frontiera
Non solo le spalle storiche, già viste e sentite in dieci anni di presenza in radio e tv, come la guardia di confine Veronelli (interpretata sempre da Sala) o la turista francese, e fidanzata di Bernasconi, Amélie (Barbara Buracchio, anche sceneggiatrice del film insieme al regista Alberto Meroni), in ‘Frontaliers disaster’ incontriamo molti personaggi finora solo nominati. Vedremo quindi il comandante delle Guardie di confine – un semplicemente perfetto Teco Celio: il suo colloquio con Bernasconi vale da solo il biglietto del cinema – e il commendator Küpfler impersonato dal comico italiano Enrico Bertolino. Poi Cesira, la moglie di Bussenghi interpretata da Claudia Barbieri, l’ex moglie e il figlio di Veronelli (rispettivamente Sarah Maestri e Nicola Morandini), una collocatrice della disoccupazione (Margherita Saltamacchia) e poi segretarie, colleghi e ovviamente gli antagonisti, i cattivi Fratelli Maidù (Marco Capodieci e Ottavio Panzeri) e il loro tirapiedi Mastino (Angelo Caruso), senza dimenticare le comparsate di volti e voci noti della Rsi come Rosy Nervi e Marco di Gioia. È anche grazie alla presenza di un cast ben assortito, nonostante non tutti allo
stesso livello quanto a capacità attoriali, che è riuscito il delicato passaggio da brevi e slegate scenette comiche a un film di 110 minuti con una trama strutturata. Insomma, il film dei Frontaliers è tutt’altro che un ‘disaster’ come il titolo avrebbe potuto far pensare qualche maligno (a proposito del titolo: non siamo riusciti a capire se ‘disaster’ è inglese o dialetto). È anzi un bell’esempio di come, quando ci sono buone idee dietro, questo cantone possa realizzare “in casa” – il film è prodotto dalla inmagine Sa di Meroni insieme alla Rsi e distribuito da Morandini – anche commedie divertenti e ben costruite.
Tornando alla trama: senza svelare troppo, ‘Frontaliers disaster’ è una sorta di spy story dai contorni romantici, con il Bernasconi costretto dagli eventi a fare da guardia del corpo al Bussenghi, autore di un misterioso progetto che attira le attenzioni degli sgangherati fratelli Maidù, sleali concorrenti della Sprüngler & Küpfler. Fare da guardia del corpo significa anche dover accompagnare il frontaliere nel suo ritorno a casa, insomma varcare la frontiera e calcare il misterioso e temuto suolo italico (e l’ansia che assale Loris J. Bernasconi quando si rende conto di stare per superare la sua dogana è un altro momento ben riuscito del film). In tutto questo, l’inflessibile guardia di confine imparerà anche che le regole, qualche volta, si possono trasgredire e persino che forse è giunto il momento di impegnarsi seriamente con la fidanzata Amélie (personaggio purtroppo buttato un po’ lì nella storia, come anche lo scagnozzo Mastino). Una storia snella ed essenziale che ha permesso al regista di inserire brevi e tutto sommato riuscite parodie dei film di genere, dagli inseguimenti in auto dei film d’azione all’altrettanto classica scena della tortura dell’eroe catturato dai cattivi (e anche di inserire vari ‘product placement’ degli sponsor, ma questo è un altro discorso). Ma soprattutto la trama lega insieme le familiari gag di Sala e Guglielmoni, forse non tutte riuscite alla perfezione ma comunque divertenti anche per come riescono a ironizzare e autoironizzare sul rapporto tra italiani e svizzeri, tra differenze – vedi il bel montaggio incrociato iniziale sul risveglio del Bussenghi e del Bernasconi, con tanto di ‘Aromat’ sul cappuccino del secondo – e diffidenze reciproche... Scoprendosi, alla fine, quasi amici, almeno fino al prossimo controllo in dogana.