‘Quanti errori a Sion’
Arno Rossini analizza la prima parte della stagione e mette l’accento sulle magagne in casa Constantin
Per il calcio di casa nostra è tempo di tirare il fiato e preparare piani e strategie per il rush finale. Se da luglio a dicembre qualche errore di valutazione può essere gestito senza entrare in “modalità panico”, in primavera le scelte sbagliate rischiano di venir pagate con la perdita del titolo, di un posto in Europa o, peggio ancora, con la retrocessione. E basta gettare un colpo d’occhio alla classifica di Super League dopo 19 partite per capire chi, nei primi sei mesi, di scelte ne ha azzeccate davvero poche. Ne parliamo con Arno Rossini, tecnico e attento osservatore del nostro campionato... «La sorpresa negativa della prima parte di stagione è ovviamente il Sion, una squadra con un potenziale e un organico di primo livello, ma che non riesce a decollare. Ci sono indubbiamente stati grossi errori nell’allestimento della rosa: più che sulla prospettiva e sulla capacità dei giocatori di adeguarsi a un progetto tecnico, sembra che la rosa sia stata assemblata tenendo in considerazione in primo luogo il prestigio dei nomi. Uno come Acquafresca, ad esempio, rappresenta un innesto inutile: si trascina a malapena e non può dare alcun contributo alla causa. Alcuni giocatori, inoltre, sono stati pagati con stipendi al di là del loro reale valore, come ad esempio Dimarco, il cui rendimento è stato pari a zero. La stessa scelta degli allenatori lascia a desiderare. Prima Paolo Tramezzani, bravo a monetizzare i risultati ottenuti a Lugano, ma con appena sei mesi di esperienza alle spalle, poi Gabri con un passato vissuto soltanto nelle giovanili, senza conoscenza dei giocatori e del calcio svizzero. Risultato: la media punti dello spagnolo è stata addirittura inferiore a quella di Tramezzani. Tutti questi sono clamorosi errori di giudizio e faccio fatica a capire come un presidente abile, scaltro e competente come Constantin possa esserci cascato. E faccio fatica anche a credere che il Sion possa davvero rischiare la retrocessione, ma d’altra parte i risultati parlano chiaro». Quella dei vallesani è l’unica sorpresa, peraltro negativa, di una Super League che ha rispettato i
supposti valori di partenza... «È un torneo spaccato in due: da una parte Young Boys e Basilea, dall’altra tutte o quasi le altre, impegnate nella corsa per un posto in Europa che può però tramutarsi nel giro di poche partite sbagliate in una lotta per la sopravvivenza. A parte il Sion, tutte le altre hanno più o meno espresso il calcio che da loro ci si aspettava e, di conseguenza, raccolto i punti auspicati». Secondo Arno Rossini, la prima parte della stagione ha messo in evidenza un giocatore su tutti... «Manuel Akanji. Secondo me è stato lui la vera sorpresa. È un ragazzo
di enorme prospettiva, sicuramente uno dei migliori giovani a livello europeo. Sono convinto che farà una carriera molto importante ed è possibile che parta già durante la sessione invernale del mercato. Nel Lugano, invece, mi è piaciuto in particolare Dragan Mihajlovic, autore di un salto di qualità davvero importante. È stato lui il vero gioiellino della formazione di Tami, assieme a un Fulvio Sulmoni sempre molto regolare e che rispetto ai sei mesi trascorsi con Tramezzani ha ulteriormente migliorato il suo livello di gioco». La corsa per il titolo, lo si è capito ben presto, è limitata a un duello a due tra Young Boys e Basilea, con i renani alla rincorsa del nono successo consecutivo e i bernesi alla caccia di un trofeo che nella bacheca dello Stade de Suisse manca dal 1986... «Alla fine credo che il titolo se lo aggiudicherà ancora il Basilea. In primavera potrà sfruttare l’onda lunga creata dalla qualifica agli ottavi di finale di Champions League. Certo, contro il Manchester City non supereranno il turno, ma i renani sapranno monetizzare nel migliore dei modi l’entusiasmo creato da questa doppia sfida. Senza contare che il Basilea è abituato, ben più dello Young Boys, a gestire la pressione di partite decisive come potrebbero esserlo quelle che si disputeranno a primavera inoltrata. L’ennesimo titolo premierebbe una gestione societaria pressoché perfetta che si esalta nella capacità di portare in prima squadra giovani destinati a diventare punti di riferimento importantissimi. Gli ultimi nomi sono quelli di Petretta, ragazzo di grande intelligenza tattica, e Ajeti, attaccante che è già più di un prospetto, tornato in Svizzera da una deludente esperienza in Germania con la voglia di rimettersi in discussione».