Qualcosa è già succceso, dell’altro capiterà
Ma come? Lo Zurigo è sesto e il Bienne quinto? Oppure: com’è possibile che il Langnau sia nono e il Kloten ultimo? È un mondo al contrario? No, non ancora. Eppure, se si guarda alla classifica di anomalie ce ne sono già parecchie, in questa prima metà di campionato (abbondante). Che, se possibile, è più incerto del solito, tanto che tra il terzo della classe e il decimo c’è la miseria di dieci punti. Mentre lassù, in vetta, il Berna fa categoria a sé (pur se il Lugano ha potenzialmente i numeri per inseguirlo), e in coda il Kloten può iniziare a prepararsi alle sofferenze di marzo. Verosimilmente con l’Ambrì. Chi rimane, invece, deve remare. Sempre. Conscio che in un’annata del genere, congelata per un mese intero dalle Olimpiadi, sopra e sotto la riga può capitare di tutto e di più. E difatti qualcosa è già successo, siccome il citato Langnau nelle ultime dieci partite ha totalizzato ben ventidue punti, e il Bienne addirittura ventitré. Numeri da capolista, per chi invece capolista non è. E mentre succedeva, chi stava sopra dormiva. O quasi. Come il Friborgo, ridisceso in terra dopo aver vinto tre sole sfide delle ultime dieci. Non, però, che Zurigo (4 successi), Davos (5), Lugano e Berna (6) – e, nel caso degli Orsi, appena 4 pieni – facessero poi tanto meglio. Infatti sono numeri da comprimari, per chi comprimario non è. Tuttavia, lo sport non è fatto solo di cifre. Siccome gli uomini non sono macchine (e neppure le macchine sono poi tanto infallibili, visto che ogni tanto s’inceppano), è semplicemente impossibile che qualcuno dia il meglio di sé in eterno. Il problema si acuisce nel caso si parli di gruppi di persone, come appunto le squadre di hockey, in cui ciascun elemento prima o poi accusa il suo bel calo, che andrà eventualmente a sommarsi a quello degli altri (eventualmente perché è oggettivamente difficile che in uno spogliatoio possano andare in crisi tutti assieme). Il tutto diventa ancor più complicato in una stagione del genere, con le squadre che tirano il collo sino al 2 febbraio, salvo poi dover mordere il freno per tre settimane in attesa delle ultime tre partite di regular-season, antipasto a playoff e playout. In sede di preparazione, va da sé, ogni squadra ha lavorato per far sì che i periodi di forma si presentassero al momento giusto. Ma, per scientifico che possa essere, ciò di cui si parla non è scientificamente infallibile. Senza contare, poi, che il famoso ‘momento giusto’ per il Berna non coincide temporalmente con quello di un Langnau. Ecco spiegati i ventitré punti inanellati dal Bienne contro gli undici dello Zurigo. Ma pure il perché all’Hallenstadion abbiano incassato il colpo senza fare una piega.