Truffarono oltre 20 aziende
Due bleniesi condannati alle Criminali: si sono sottratti al pagamento di merce per mezzo milione L’attività illecita è andata avanti per un anno e mezzo a danno di ditte delle regione ma anche di oltre Gottardo. Quanto ricevuto veniva poi rivenduto in It
Si sono fatti consegnare merce di vario genere (come pneumatici, veicoli in leasing, carburante, materiale edile tra cui 400 tonnellate di sassi per muri ma anche crediti finanziari) per un valore di circa 450mila franchi senza mai pagarla, per poi rivenderla sottocosto soprattutto in Italia. Due bleniesi di 40 e 45 anni sono stati condannati ieri a Lugano dalla Corte delle assise criminali presieduta dal giudice Mauro Ermani per ripetuta truffa per mestiere (consumata, tentata e qualificata), falsità in documenti e cattiva gestione. Dopo 14 mesi di detenzione, il 45enne ideatore della truffa è tornato dietro le sbarre: la Corte lo ha condannato a 3 anni di carcere di cui la metà da espiare. Gli altri 18 mesi sono stati sospesi per un periodo di prova di 5 anni. Per l’altro imputato 2 anni e mezzo di cui solo sei mesi da espiare; il resto è sospeso con la condizionale per 3 anni. Il lungo atto d’accusa (37 pagine) compilato in corso d’inchiesta dalla procuratrice pubblica Raffaella Rigamonti riporta una variegata serie di episodi di truffa commessa dai due lontani cugini nel periodo compreso tra l’inizio del 2015 e l’autunno del 2016 nei confronti di almeno una ventina di ditte o società, la maggior parte delle quali con sede in Svizzera interna (ma tra gli accusatori ci sono anche alcune aziende del Bellinzonese e valli). Tramite una Sagl dapprima e una Sa poi, i due ordinavano presso le ditte fornitrici la merce presentandosi via telefono o via e-mail sotto falso nome, sottacendo la loro intenzione di non voler effettuare i pagamenti. «Hanno portato avanti un’attività truffaldina per un anno e mezzo tramite l’abuso di società appositamente acquistate e si sono ben guardati dal comparire negli organi formali, facendo cadere l’incombenza a terzi ignari della truffa», ha sottolineato la procuratrice pubblica. Società di cui hanno causato il fallimento. Il tutto per ottenere un «guadagno facile e veloce».
Lettere minatorie ai magistrati
prima della confessione
Già di per sé complessa per il numero di operazioni illecite e per le persone coinvolte (una dozzina, per le altre è previsto un procedimento separato), l’inchiesta è risultata ulteriormente difficile per l’assenza di collaborazione da parte dei due imputati, che hanno ammesso i fatti solo recentemente. Prima di confessare, il 45enne aveva anche scritto numerose lettere ai magistrati minacciando di denunciarli e dichiarandosi vittima di una congiura. «Se uno ha avuto il coraggio di commettere, deve anche avere il coraggio di ammettere», ha dichiarato il 45enne invece ieri riconoscendo di aver sbagliato. «La facilità con cui era possibile truffare era evidente. Ci siamo lasciati prendere la mano», ha aggiunto. Considerati i numerosi precedenti anche specifici, «la prognosi sarebbe negativa, ma la Corte ha voluto credere che questo ravvedimento sia davvero sincero», ha sottolineato il giudice Ermani. Il nuovo atteggiamento è valso agli imputati una sospensione seppur parziale della pena, ha aggiunto il presidente della Corte, sottolineando però la gravità del loro agire. «Hanno dato vita a un sodalizio con lo scopo di ingannare fin dall’inizio. Particolarmente emblematico l’uso di nominativi falsi e di riferimenti a persone inesistenti». Proprio per questo, ha aggiunto il giudice, risultava difficile per le ditte fornitrici fare verifiche sulla loro solvibilità, come invece sosteneva la difesa.
I soldi sotterrati in giardino
Per il 45enne – che ieri è stato condannato anche per sottrazione illecita, furto e denuncia mendace per aver accusato un agente di aver tentato di corromperlo – l’accusa aveva chiesto una condanna a 3 anni e mezzo di carcere da espiare. Secondo la sua legale d’ufficio Luisa Polli il periodo di carcerazione già sofferto era invece sufficiente e chiedeva che per lui le porte del carcere si aprissero ieri. Più contenuta la richiesta di pena per il 40enne, accusato anche di riciclaggio di denaro. Dopo essere stato in arresto per soli 4 giorni nell’estate del 2016, il 40enne era tornato a casa, aveva venduto della merce acquisita nell’ambito delle truffe e sotterrato una parte dei proventi delle operazioni illecite (125mila franchi) nel giardino: 3 anni la carcerazione necessaria secondo l’accusa, da espiare almeno in parte. Non più di 2 anni interamente sospesi la richiesta giunta invece dalla sua avvocata d’ufficio Monica SartoriLombardi.