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Anche a Santo Stefano ‘derby is derby’

- Di Dario ‘Mec’ Bernasconi

I derby di campionato contano, certo, ma perderli vuol dire compromett­ere solo in parte la classifica. Perdere in Coppa Svizzera invece vuol dire archiviare anzitempo il viaggio per l’una e sperare in un buon sorteggio per l’altra che continua. Ogni derby è differente dall’altro, quindi inutile tornare sulle dinamiche dell’ultimo che aveva visto Massagno vincere all’overtime. Per Santo Stefano (questa la novità della stagione) la palestra di Nosedo sarà certamente sold out per l’arrivo dei Tigers. E se da una parte almeno gli incassi da dividere possono essere una pillolina dolce per chi ne esce sconfitto, sul piano societario tenere la rotta verso la Finale sarà esaltante. Saranno da valutare le condizioni dei vari interpreti dopo le partite di ieri sera, ma di sicuro c’è l’assenza di Steinmann, con la caviglia andata a pezzi una settimana fa dopo nemmeno 20 secondi di gioco. Una mancanza importante per i Tigers che perdono un cambio di spessore in un roster già di per sé non molto lungo. L’idea di ingaggiare Bavcevic per ora è in standby, in attesa di trovare i soldi necessari, per cui Petit dovrà fare di necessità virtù e allargare i minuti a Mussongo o a Kovac, in modo fa far rifiatare i migliori. In casa Massagno le cose vanno meglio, dopo due mesi d’infermeria in alternanza fra i vari giocatori, pur ricordando la lunga degenza di Andjelkovi­c e Ishiodu. E veniamo a qualche elemento della sfida, lasciando in pace gli allenatori che, comunque, non ci direbbero nulla di importante, considerat­a la voglia di pretattica che accompagna queste sfide. La Sam ha la miglior difesa, con una media di 62,3 punti subiti, ma con un attacco che è il penultimo con 67 punti. I Tigers sono i migliori sul piano offensivo con 91,1 di media, contro 73,8 punti subiti. Il differenzi­ale è a favore dei bianconeri, ma sono cifre che possono aiutare, non risolvere il quiz. Entrambe le squadre sono cresciute molto, Massagno con un sincronism­o difensivo molto efficace, mentre ci vorrebbe uno Jankovic un po’ più concreto sotto i tabelloni per non far gravare tutto il peso sull’ottimo Aw. Il Lugano ha ritrovato la verve del suo cecchino Carey, ma anche un ottimo amalgama di squadra, con un Rambo più efficace e un Williams onnipresen­te, per non parlare dello Stockalper visto in queste ultime gare, soprattutt­o nel ruolo di tre. Gubitosa ha un Magnani in gran spolvero in regia, efficace anche in difesa. Ongwae è sempre più micidiale, mentre Roberson deve ritrovare i giusti ritmi in attacco. Queste le premesse, ma alla fine come sempre sarà il campo a parlare perché, a prescinder­e da calcoli e da dinamiche che dovrebbero intercorre­re, come dicono gli inglesi, “derby is derby”.

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