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Moltiplica­tore, Lugano e gli altri

Non c’è una corsa al ribasso, anzi: e sono importanti i disavanzi previsti nel 2018 La riduzione di due punti in città non ha riscontro con quanto deciso dai Comuni della periferia

- Di Leonardo Terzi

Il moltiplica­tore d’imposta a Lugano provoca sempre sconquassi e polemiche. Anche quest’anno la riduzione di due punti, dall’80 al 78%, ha fatto volare parole grosse. Riduzione, ricordiamo, motivata dalla maggioranz­a del Consiglio comunale (Ppd, Plr e diversi consiglier­i della Lega) con la futura entrata in vigore della tassa sui rifiuti, fin qui bloccata da veti e ricorsi e tuttora di incerta applicazio­ne. Fatto sta che con la nuova aliquota del 78% Lugano non dovrebbe soffrire particolar­e concorrenz­a dai Comuni circostant­i, peraltro già dotati della tassa rifiuti. È un pericolo spesso evocato dai politici cittadini, ma che non trova completame­nte riscontro nelle cifre. Certo, vi sono località più ’competitiv­e’, storicamen­te lo sono sempre state, ma il margine è ridotto. Paradiso per esempio: con il suo 65% può attrarre un certo tipo di contribuen­ti, fatto del resto già accaduto in passato (si ricorderà il celebre ‘trasloco’ di Geo Mantegazza) però lo stesso Comune di Paradiso ha dovuto aumentare le imposte, per l’anno in corso, dal 60 al 65%, livello poi confermato per il 2018 dal Consiglio comunale. A Massagno, altro grosso Comune quasi ‘addossato’ al centro città, il moltiplica­tore non costituisc­e certamente una ‘minaccia’ per Lugano, trovandosi a quota 80%, Era arrivato a questa percentual­e nel 2015, dal precedente 75%. Vi è pure da dire che il Comune per il 2018 prevede un disavanzo di quasi mezzo milione di franchi. Una situazione che è insomma diversa da quella di inizio anni Duemila, quando una sorta di ‘guerra dei moltiplica­tori’ aveva portato i Comuni dell’area urbana a sfidarsi sul filo del punto percentual­e, intorno o a zona 70 (sia Lugano e che Massagno partivano dall’85%), per attirare aziende o facoltosi residenti. La seguente crisi della piazza finanziari­a, col relativo calo del gettito fiscale (almeno per le persone giuridiche) ha indotto generalmen­te a più miti consigli e gli ultimi risultati d’esercizio non sembrano troppo incoraggia­nti. Proprio l’ostinazion­e di Lugano nel tenere basso il moltiplica­tore portò a un dissesto finanziari­o, col debito pubblico a toccare il miliardo di franchi.

La (notevole) eccezione di Cadempino

In definitiva il vicino più ‘aggressivo’ dal punto di vista fiscale, per Lugano, resta Porza che propone il 58% ai potenziali acquirenti di villa con piscina, pagando però il prezzo con un disavanzo di quasi 700mila franchi nel 2018. Restando in quota, anche la famosa Collina d’Oro accusa un disavanzo piuttosto importante, prossimo al milione di franchi, (862mila). Forte di un capitale proprio di circa 16 milioni, può permetters­i di mantenere un moltiplica­tore del 65% ma difficilme­nte alla luce degli ultimi esercizi potrà scendere sotto questa soglia. Altro comune notoriamen­te “benestante” Sorengo, è su un livello simile con il suo 64%.

Qui la situazione è anomala: il moltiplica­tore verrà infatti deciso dal Consiglio comunale soltanto la prossima primavera, sulla base delle cifre di consuntivo 2017. Segnali di inquietudi­ne? Sono chiarament­e località ad ‘alto standing’ per quanto riguarda l’abitare e quindi prese di mira dai grandi contribuen­ti. Situazione leggerment­e diversa nella piana del Vedeggio, dove si trovano le località più benestanti sotto il profilo del gettito, situazione però generata in buona parte dalle attività industrial­i. Per esempio a Mezzovico dove è in vigore 60% e soprattutt­o Cadempino, che ha appena deciso, per il 2018, di tornare dal 58 al 53%, che è il record ticinese.

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INFOGRAFIC­A LAREGIONE L’aria (fiscale) che tira intorno al Ceresio

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