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‘Oggi la politica è spesso marketing’

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Prima o poi si dovrà conoscere tutta la verità su ‘Argo 1.’..

Certo, tutti attendiamo quelle risposte. Spero però che ogni argomento, ogni tema politico, compreso questo, venga affrontato in maniera adeguata alle proprie logiche. C’è da augurarsi che i diversi dossier ancora pendenti non divengano ostaggi di veti incrociati, perché questi atteggiame­nti, non si può negarlo, complicano la politica e alla fine ci perde la progettual­ità del Cantone. Spero che la legislatur­a non termini così.

Il mandato presidenzi­ale si conclude il prossimo aprile quando già s’inizierà a pensare alle elezioni cantonali...

Nell’ultimo anno di legislatur­a secondo molti non si riesce a far niente. Da parte mia auspico invece che non sia così almeno sino a dicembre 2018. Due o tre mesi di campagna elettorale e di pausa elettorale per il Canton Ticino mi paiono più che sufficient­i, data anche l’intensità e la velocità dell’informazio­ne politica (se volgiamo lo sguardo a gennaio scorso sembra passato un secolo). Le stesse campagne elettorali credo pesino davvero sul voto solo negli ultimi mesi, se non settimane. Mi auguro a questo proposito una campagna di qualità, basata sul confronto dei progetti e delle idee.

Lei ha già annunciato che intende ricandidar­si per altri, e ultimi, quattro anni. Con quale spirito?

Lo spirito è sempre lo stesso, il servizio alla collettivi­tà. Poi non nego che personalme­nte tendo a sentirmi sempre più a disagio nei confronti di una politica che punta molto alla ‘vendita’ del proprio prodotto più che al confronto ideale. È un elemento che mi pare coinvolga purtroppo anche la democrazia diretta, quando la popolazion­e viene chiamata a votare su temi di richiamo ma senza sostanza politica vera. Io mi sento di appartener­e a un’altra generazion­e e mi piacerebbe che le campagne elettorali fossero sempre luogo di vero dibattito, occasioni per spiegare e per capire.

Una buona fetta della cittadinan­za fatica a districars­i nel mondo complesso della politica...

A mio avviso il problema vero è dato oggi dall’enorme massa di informazio­ne, che paradossal­mente rende le cose più difficili ai cittadini perché devono scegliere i canali attraverso i quali informarsi. Una volta l’informazio­ne era quantitati­vamente minore e le cose, forse, potevano essere comprese più direttamen­te. Oggi una parte della popolazion­e è disposta a sostenere ‘No Billag’ convinta che tanto alla fine in qualche modo non cambierà nulla: è molto preoccupan­te, sembra quasi che, abituati a sentire tutto e il contrario di tutto da quella politica che spesso e volentieri cambia versione o propone l’impossibil­e, si sia pronti a mettere in dubbio elementi di fatto che dovrebbero essere patrimonio comune.

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