Per una ripresa a favore dei salariati
L’Unione sindacale svizzera fissa le priorità annuali: aumentare le paghe, diminuire la durata del lavoro, realizzare l’uguaglianza salariale tra uomo e donna, compensare le previste riduzioni di rendita nel secondo pilastro
L’economia svizzera è in fase di ripresa. A beneficiare dell’evoluzione positiva devono però essere anche i salariati, le cui condizioni lavorative si sono deteriorate dall’inizio della crisi. Lo sostiene l’Unione sindacale svizzera (Uss). Le sue misure ‘faro’ per il 2018: diminuzione della durata del lavoro, aumenti di stipendio, parità salariale tra uomo e donna, compensazione della prevista riduzione delle rendite del secondo pilastro. Dal 2013 la durata annuale del lavoro di una persona a tempo pieno si è allungata di mezza settimana. Un’assurdità visto che la disoccupazione è ancora troppo elevata, ha affermato ieri in una conferenza stampa a Berna il presidente dell’Uss Paul Rechsteiner. Per il sindacato l’aumento della produttività deve ripercuotersi sulle condizioni di lavoro. È quindi giunto il momento di aumentare le paghe e diminuire la durata del lavoro. La settimana lavorativa di 40 ore deve essere il valore di riferimento, ha sostenuto Rechsteiner. Il sindacato chiede anche misure incisive per garantire l’uguaglianza salariale tra uomini e donne. La relativa legge è entrata in vigore 22 anni fa. Ora tocca al Parlamento rafforzare le misure proposte dal Consiglio federale. L’Uss chiede misure vincolanti: la Confederazione deve poter controllare i salari all’interno delle aziende e punire quelle che non rispettano la legge, ha detto la segretaria centrale dell’Uss Regula Bühlmann. Udc e Plr però non ne vogliono sentir parlare. Stando al ‘Tages-Anzeiger’ di ieri, i ‘senatori’ dei due partiti di destra minacciano di non entrare in materia sul progetto governativo, il cui esame da parte della competente commissione del Consiglio degli Stati è imminente. L’Uss ha anche espresso preoccupazione per la previdenza vecchiaia: la redditività delle casse pensioni diminuisce malgrado i salari aumentino e l’economia nel suo insieme cresca. Per il sindacato è un’evoluzione preoccupante che rimette in discussione l’obiettivo costituzionale di «rendere possibile l’adeguata continuazione del tenore di vita abituale» ai pensionati. La futura riforma delle pensioni dovrà tenere conto di questo aspetto. La riduzione delle rendite del secondo pilastro dovrà essere compensata, ha dichiarato Rechsteiner. La Banca nazionale (Bns) dovrebbe inoltre versare al secondo pilastro i proventi generati dai tassi di interesse negativi. Per l’Uss la Bns non dovrebbe inoltre applicare tali tassi negativi al fondo Avs.