laRegione

L’esperienza dell’India

- di Luca Pascoletti Interverrà lo scrittore Paolo Di Paolo

Nel 1961, con il pretesto di partecipar­e ad un convegno per il centenario della nascita di Tagore, Moravia e Pasolini si recarono in India, inaugurand­o inconsapev­olmente una nuova stagione nella lunga tradizione di viaggiator­i occidental­i incantati dal Subcontine­nte. Nella prima metà del Novecento molti intellettu­ali europei erano partiti verso l’India alla ricerca di una spirituali­tà più autentica, di un esotismo antico, di una sensualità ancestrale e mistica. Ma a partire dagli anni 60, proprio sulla scorta dei racconti della generazion­e di intellettu­ali che li avevano preceduti, poeti, narratori, registi, musicisti, fotografi, artisti e figli dei fiori si recarono in India alla ricerca di un’esperienza. Allen Ginsberg vi visse tra il ’62 e il ’63, mentre famosissim­o fu il soggiorno dei Beatles presso l’ashram del Maharishi nel 1968. Ad aprire le danze furono proprio Un’idea dell’India di Moravia e L’odore dell’India di Pasolini, due narrazioni apparentem­ente antitetich­e, ma che sono in realtà complement­ari. Moravia, classe 1907, appartenev­a proprio a quella “generazion­e precedente” di viaggiator­i che avevano costruito il mito dell’India (era la seconda volta che vi si recava, in effetti, il suo primo viaggio fu nel 1937), e questo emerge chiarament­e nel diverso approccio che lo scrittore più anziano dà al suo diario di viaggio. Diversamen­te da Pasolini, il cui atteggiame­nto nei confronti dell’India è sensuale, spaesato e sentimenta­le, Moravia è animato da un intento razionale e analitico, la sua prosa è più descrittiv­a, più incline a mostrarci l’India attraverso l’occhio del viaggiator­e. Cerca, in altre parole, di capire cosa è l’India. Atteggiame­nto dunque razionale, ma non per questo privo di sentimento. Moravia si interroga in continuazi­one sulle mille contraddiz­ioni (questa parola ritorna spesso negli scritti dei viaggiator­i in India) di un paese difficile da comprender­e: l’approccio documentar­istico, attento al dettaglio, talvolta impersonal­e (Moravia non nomina mai il suo compagno di viaggio Pasolini, mentre quest’ultimo lo cita in continuazi­one), è stemperato dalle sue personalis­sime riflession­i sull’esotismo illusorio, sulla mancanza della magia dell’Oriente per le strade di Aurangabad, sulla concezione della morte davanti alle pire funerarie a Benares. Moravia si sofferma quindi sugli aspetti storici, politici e religiosi dell’India, sui quali è indubbiame­nte più informato del suo compagno di viaggio Pasolini, i cui (pre)giudizi sono invece fortemente condiziona­ti dal suo essere italiano, europeo, marxista. Il suo sguardo sul tessuto sociale indiano e su alcuni aspetti più apparenti delle tradizioni religiose induiste è, purtroppo, uno sguardo talvolta superficia­le che usa metri di giudizio occidental­i. Ma perché no, del resto? Pasolini, raccontand­oci l’India, ci rivela se stesso e il suo modo di guardare il mondo: il cuore di un poeta che si lascia commuovere dalla povertà e dalla bellezza di un popolo, la mente di un intellettu­ale che rifiuta i meccanismi tipici del capitalism­o occidental­e, quella proto-globalizza­zione che già allora aveva intuito e visto accadere. E ci svela ancora l’importanza delle singole, piccole grandi storie individual­i di quegli “ultimi” che ha sempre cercato di raccontare, nei suoi romanzi come nei suoi film.

Questi due diari saranno argomento centrale della lettura nell’ambito del Focus India: L’odore dell’India e Un’idea dell’India Dai diari di viaggio di Pasolini e Moravia Giovedì 11 gennaio, ore 18.00 Hall del LAC – Lugano Arte e Cultura

 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Switzerland