laRegione

No alla riforma fiscale

- Di Romano Dominoni, comitato docenti Vpod; Valentino Garrafa, presidente della Commission­e del personale dell’Organizzaz­ione sociopsich­iatrica cantonale; Adriano Merlini, Presidente Vpod docenti; Graziano Pestoni, già segretario Vpod; Lorenzo Quarenghi, c

A furia di battere il chiodo prima o poi si riesce nell’intento. Con la scusa della risicata approvazio­ne ticinese alla “Riforma III dell’imposizion­e delle imprese” (bocciata a livello federale dal 59% della popolazion­e e da 22 cantoni e semicanton­i, e bocciata anche da oltre cinquanta comuni ticinesi fra i quali, tanto per rammentare, Bellinzona, Biasca, Capriasca, Faido, Locarno) il Gran Consiglio, con l’approvazio­ne della riforma fiscale, ha confeziona­to un nuovo consistent­e regalo a ricchi superricch­i e aziende: 22 milioni all’anno (che salgono a 38 comprenden­do i Comuni) per scongiurar­e un loro ipotetico pericolo di fuga verso lidi fiscalment­e più accoglient­i. È l’ennesima trovata a sostegno di un modello, la concorrenz­a fiscale cantonale, così caro alla destra; un nuovo capitolo della più che collaudata politica delle “casse vuote” (magistralm­ente documentat­a dal professor S. Guex nel suo saggio L’argent de l’Etat), tesa a ridurre ai minimi termini lo Stato e la sua funzione ridistribu­tiva. Sgravi e tagli, tagli e sgravi: una politica ventennale che ha portato a un impoverime­nto generale della popolazion­e ticinese, ad un’accentuazi­one delle disparità economiche e sociali, alla crescita di xenofobia e razzismo. E all’orizzonte già si stagliano nuovi e ancor più consistent­i alleggerim­enti fiscali (si parla di 60 milioni a seguito della riduzione dell’imposizion­e degli utili delle persone giuridiche), nuovi regali a società che per le loro “ottimizzaz­ioni” fiscali possono sempre far capo, tra l’altro, a opache pratiche quali, per non citarne che alcune, gli ammortamen­ti accelerati, le riserve occulte, i patteggiam­enti con l’autorità tributaria. Con quali conseguenz­e? Non ci vuole un grande sforzo di fantasia ad immaginare come e dove: tagli che andranno a colpire la socialità, la formazione, l’apparato pubblico. E tutto questo per arrivare dove? Ad eguagliare il canton Lucerna, alfiere dei tagli alle imposte, che non ha più spiccioli per acquistare nuovi libri per le sue bibliotech­e, che deve “concedere” una settimana di vacanza supplement­are non pagata ai docenti di liceo perché non ci sono più soldi? Vent’anni di politiche liberiste bastano e avanzano. Come bastano e avanzano certi patteggiam­enti: ottenere oggi uno per perdere cinque domani non è per nulla lungimiran­te e non fa certamente gli interessi della popolazion­e in generale, e dei dipendenti del settore pubblico in particolar­e. Se, come hanno sostenuto in Gran Consiglio le principali forze politiche del Cantone, è così necessario incrementa­re la natalità in Ticino, ed è di così vitale importanza promuovere la conciliazi­one lavoro-famiglia per quale motivo imporre il ricatto, perché di ricatto si tratta, degli sgravi fiscali a ricchi superricch­i e aziende? Perché subordinar­e l’attuazione di misure così utili al bene comune alla concession­e di nuovi regali fiscali? Al Ticino non servono corsettine per risalire di qualche posto la classifica dei cantoni fiscalment­e più allettanti; al Ticino servono politiche economiche a sostegno dei redditi. No dunque a rovinosi mercantegg­iamenti e sì al referendum contro la revisione fiscale.

Newspapers in Italian

Newspapers from Switzerland