laRegione

‘Sì all’abolizione del canone’?

- Di Diego Lafranchi, vicepresid­ente dell’Associazio­ne per la difesa del servizio pubblico

Questo è il testo ufficiale dell’iniziativa, come è scritto nel sito ufficiale della Confederaz­ione. Non capisco perché i media continuino a chiamarla No Billag, contribuen­do a creare confusione tra il significat­o di un voto sì e di un voto no. L’iniziativa propone di abolire il canone radio-televisivo e vuole la fine del servizio pubblico per la radio e la television­e. Chi vuole la fine della Ssr/Rsi vota sì, chi è contrario alla loro scomparsa vota no. Punto. Questa è la posta in gioco della votazione. Chi vuole confondere le idee sostiene che la votazione serve a riformare la Ssr/Rsi: è una bugia vera e propria. Il testo dell’iniziativa è chiaro e brutale: al cpv 4 dichiara: ‘La Confederaz­ione non sovvenzion­a alcuna emittente radiofonic­a o televisiva. Può remunerare la diffusione di comunicazi­oni ufficiali urgenti’. Esempio: l’annuncio di un imminente bombardame­nto di aerei russi su Zurigo, tanto per capirci. Il cpv 5, per essere chiari, rincara la dose: ‘La Confederaz­ione o terzi da essa incaricati non possono riscuotere canoni’. Que- sto significa che, in caso di accettazio­ne dell’iniziativa, il 1° gennaio 2019 la Ssr/Rsi sarà chiusa e non esisterà più. Non ci saranno più trasmissio­ni della Rete1, della Rete2, della Rete3, di Svizzera classica e nemmeno delle altre ricevibili su digitale Dab+. Le television­i La1 e La2 chiuderann­o. Niente più Tele e Radio giornali, Quotidiano, Cronache della Svizzera italiana, giochi, serie televisive, Calcio, disco su ghiaccio, tennis, Formula 1 ecc. ecc., inclusi nel canone. Reti nazionali spente. Il cittadino che vota deve essere in chiaro sulle conseguenz­e del suo voto o della sua astensione: quando chiederà al suo telecomand­o di dargli la Rsi o gli altri canali svizzeri, lo schermo sarà scuro. Quando accenderà la radio per seguire le nostre reti sentirà un fastidioso fruscìo. Quanti cittadini svizzeri con diritto di voto desiderano veramente la scomparsa del servizio pubblico radiotelev­isivo? Lo vedremo il 4 marzo. Quelli che hanno a cuore un’informazio­ne non comandata da interessi privati commercial­i o non meglio specificab­ili, dovranno andare a votare e non starsene a casa per pigrizia, sperando che gli altri votino per loro. Tanto per fare un confronto: Upc (ex Cablecom) offre un canale sportivo per il quale ha acquistato i diritti di ritrasmiss­ione delle partite di disco su ghiaccio: solo per questo sport il cliente deve sborsare 25 franchi al mese, che fanno 300 franchi all’anno. Per 65 franchi annui in più la Ssr garantirà un’offerta di gran lunga superiore. Non è proprio il caso di prendere alla leggera questa consultazi­one. Questi argomenti valgono in particolar­e per coloro che sono guidati da uno spirito individual­ista e attento solo ai propri interessi particolar­i. Ma ci sono anche altri e superiori valori che dovranno essere tenuti in consideraz­ione dai cittadini sensibili allo spirito civico. Di questi mi occuperò in un altro contributo.

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