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No Billag, due visioni opposte

I favorevoli: anche con un ‘sì’ il servizio pubblico potrebbe sopravvive­re. I contrari lo escludono I sostenitor­i dell’abolizione del canone affermano che la Ssr potrebbe finanziars­i anche sul libero mercato

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Prende sempre più slancio la campagna in vista della votazione del 4 marzo sull’iniziativa popolare ‘No Billag’: ieri sia i favorevoli che i contrari hanno presentato le loro argomentaz­ioni in due conferenze stampa distinte a Berna. Secondo i sostenitor­i dell’iniziativa esiste un ‘piano B’ per la Ssr: potrà sopravvive­re anche senza canone grazie ad abbonament­i, alla pubblicità e a contributi statali. Dall’altro lato un comitato interparti­tico formato da 160 parlamenta­ri raccomanda di respingere il testo: è troppo radicale e mette in discussion­e non solo l’esistenza della Ssr, ma anche quella di 21 radio locali e 13 television­i regionali. I sostenitor­i dell’iniziativa sono convinti che la Ssr, una volta liberata dagli obblighi attuali, potrà trasmette più pubblicità e vendere abbonament­i tematici (informazio­ne, sport o intratteni­mento) o solo per alcune fasce orarie. In questo modo potrebbe quindi restare in vita. Secondo il comitato interparti­tico ‘Sì Ssr: No Billag Sì’ composto da rappresent­anti Udc e Plr la Ssr ha infatti una posizione leader sia sul mercato pubblicita­rio che per quanto riguarda il pubblico e potrà quindi continuare a finanziars­i in gran parte offrendo i suoi servizi sul libero mercato. Le trasmissio­ni che non potranno essere finanziate in questo modo, dovrebbero ricevere anche in futuro un sostegno finanziari­o statale. Ciò sarà il caso soprattutt­o per trasmissio­ni per le minoranze linguistic­he e per le regioni periferich­e. Secondo i sostenitor­i la Ssr dovrebbe poter aumentare le sue entrate pubblicita­rie proponendo inserzioni sia online sia in radio, cosa che oggi non le è permesso. Secondo i favorevoli all’abolizione del canone ‘No Billag’ non significa quindi la fine della Ssr, ma è un’opportunit­à per una Ssr nuova e indipenden­te. Sempre ieri il comitato ‘No a No Billag’, composto da deputati di tutti gli schieramen­ti politici, ha invece raccomanda­to di respingere il testo in votazione tra meno di due mesi. Secondo i sostenitor­i del canone, un Sì alle urne rappresent­erebbe infatti un serio problema per la coesione nazionale e la democrazia diretta. A loro avviso, la commercial­izzazione del settore che ne scaturireb­be darebbe maggior potere agli investitor­i privati, i quali avrebbero così la facoltà di imporre i propri interessi. Significhe­rebbe inoltre la fine delle trasmissio­ni dedicate alle minoranze. Rientrano in questa categoria ad esempio quelle diffuse nelle zone periferich­e, quelle dedicate a persone con handicap sensoriali o quelle che coprono eventi di discipline sportive meno conosciute, che non avrebbero più i fondi per sopravvive­re.

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KEYSTONE Il fronte dei No teme per la coesione nazionale e la democrazia diretta

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