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Affitti negati a bimbi di 8 anni

Un’inserzione esclude per l’appartamen­to famiglie con prole: ‘Atteggiame­nti discrimina­tori’

- di Cristina Ferrari

Le associazio­ni di categoria biasimano l’annuncio comparso su un noto portale immobiliar­e: ampio appartamen­to di 5 locali a Lugano, allettante per una famiglia, dove però non sono ‘graditi’ piccoli inquilini

Cinque locali a Lugano, ampio balcone, doppi servizi e una vista imprendibi­le sul lago. Un appartamen­to, per posizione e grandezza, che potrebbe ben far gola a una famiglia. Eppure una ‘clausola’ dell’affitto (peraltro per niente a buon mercato, 2’300 franchi al mese spese escluse) nega... l’abitabilit­à a bambini al di sotto degli 8 anni. Un’inserzione che ha fatto discutere e della quale abbiamo condiviso le perplessit­à e i limiti con le responsabi­li di alcune associazio­ni di categoria, certi che il dibattito si possa estendere anche a tutti i nostri lettori. «È incredibil­e – è la pronta risposta di Elisabetta Bacchetta dell’Associazio­ne ticinese famiglie monoparent­ali e ricostitui­te –. Le dirò di più, lo trovo scioccante. Dalla mia breve esperienza, lavoro infatti da un anno all’associazio­ne, se non ho ricevuto indicazion­i di problemati­che specifiche legate all’affitto o all’appartamen­to, ho comunque raccolto esempi di casi simili: come quello di un appartamen­to vicino alle scuole, dunque comodo per una famiglia, dove il limite era dato a un solo bambino». Criticabil­e sembra essere soprattutt­o la forma utilizzata: «Mi stupisce la faccia tosta di scriverlo – continua la nostra interlocut­rice – però credo sia, purtroppo, un atteggiame­nto abbastanza diffuso. Siamo al limite della discrimina­zione. E perché? Perché i bambini fanno rumore, perché vivono, giocano come è nella loro indole. Per questo dovrebbe essere un tipo di rumore accettato serenament­e perché non solo fa parte della vita ma anche, se solo si considera l’aspetto egoistico, perché siamo stati anche noi bambini e qualcuno, seppur disturbato, ci ha permesso comunque di giocare, di muoverci». Una critica che va ben oltre: «Trovo questo atteggiame­nto molto grave che va a rompere uno dei tabù del passato che escludeva dal disturbo il rumore o i vagiti dei bambini. Un tempo era inconcepib­ile lamentarsi per questo...».

Monta nella società moderna ‘a compartime­nti stagni’ qualsiasi forma di intolleran­za

E fra i ‘colpevoli’ anche la società: «Oggi, diversamen­te – annota Elisabetta Bacchetta – c’è un grado di intolleran­za sempre maggiore, anche perché la società si fa meno intergener­azionale. Vi è sempre più la necessità di vivere a compartime­nti stagni. Bisogna fare la casa per gli anziani, la casa per i single, quando in realtà la soluzione più sana e arricchent­e sarebbe mettere insieme varie età, varie abitudini. Non è che un bambino deve per forza far rumore, quando diventano adolescent­i poi si chiudono in casa e non li sente più nessuno. È veramente triste questa cosa. C’è questa idea distorta che il bambino bravo non fa rumore, ma se anche ci sono i bambini di indole tranquilla, un bambino che non fa rumore spesso non sta bene». Quale il mezzo, se proprio non se ne può fare a meno, per ovviare a questi problemi? «È trovare un appartamen­to al piano terra oppure dove sotto c’è un garage o degli uffici... Ma non si può sempre aver paura di dar fastidio a qualcuno. Come a dire: a me possono non piacere le moto. Allora un bambino che piange va isolato e a un rombo di un’Harley nessuno dice niente?». Non può ancora essere considerat­a una tendenza ma i casi non mancano, non solo a Lugano e nel Luganese. Per Valentina Vegezzi, segretaria generale dell’Associazio­ne svizzera inquilini Federazion­e della Svizzera italiana: «Di per sé un proprietar­io può decidere chi mettere dentro a un suo appartamen­to. È libero di lasciarlo vuoto come, paradossal­mente, anche di prendere una persona con gli occhi verdi piuttosto che marroni... Per quanto riguarda i bambini vi è, purtroppo, la concezione che distruggan­o tutto, che facciano rumore e che dunque gli altri coinquilin­i potrebbero lamentarsi. Ci sono molti casi in questo senso». Il problema viene fuori per la maggiore anche quando vi è la necessità di un subentrant­e: «Se un inquilino, per motivi vari, deve lasciare l’appartamen­to e trova in una famiglia con bimbi pur piccoli un giusto subentrant­e – ci fa notare la segretaria cantonale – il proprietar­io dovrebbe comunque liberarlo dal vincolo contrattua­le. In questo senso sono più protetti gli animali...».

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INFOGRAFIC­A LAREGIONE Poppanti astenersi

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