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L’arte del falso

Venti opere di Modigliani esposte a Genova erano ‘grossolana­mente falsificat­e’ secondo la perizia

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Il Municipio di Locarno chiederà spiegazion­i a Rudy Chiappini, curatore della mostra a Palazzo Ducale e indagato dalle autorità italiane

«Chiappini sostiene la sua buona fede, ma il Municipio la prossima settimana lo sentirà a proposito di questa novità e si chinerà sulla questione: va fatta una valutazion­e approfondi­ta». La novità evocata da Giuseppe Cotti, capodicast­ero Cultura a Locarno, è il deposito della perizia disposta dalla Procura di Genova sui quadri sequestrat­i nell’ambito della mostra su Modigliani a Palazzo Ducale, curata da Rudy Chiappini (responsabi­le dei Servizi culturali locarnesi), e chiusa anzitempo a luglio dopo l’esposto di Carlo Pepi, esperto e collezioni­sta, che indicava come falsi alcuni dei quadri esposti. Stando alla perizia di Isabella Quattrocch­i, la situazione è più grave del previsto: 20 delle 21 opere sequestrat­e lo scorso luglio a Genova sarebbero “grossolana­mente falsificat­e” sia “nel tratto che nel pigmento”. Inoltre le cornici, stando a quanto anticipato dalla stampa italiana, provengono dall’Est europeo e dagli Usa. Possibile che nessuno lo sapesse? E che solo Pepi se ne sia accorto? Quel che è certo è che Chiappini è indagato in Italia per falso in opere d’arte, ricettazio­ne e truffa. E se la chiusura anticipata della mostra genovese e il sequestro delle opere sospette sono arrivati come il classico fulmine a ciel sereno (almeno per chi non è addentro al mondo delle “grandi” mostre), le conclusion­i della perizia si abbattono come una mazzata anche sul Municipio di Locarno, che finora ha almeno ufficialme­nte difeso Chiappini. E che, per bocca di Cotti, per ora preferisce non sbilanciar­si: «Chiederemo le spiegazion­i del caso a Chiappini, dobbiamo prima di tutto sentire lui».

Chiappini: ‘Resto dell’idea che quei quadri siano buoni’

Tre sono gli indagati: il presidente di MondoMostr­e Skira Massimo Vitta Zelman, il collezioni­sta Joseph Guttmann, proprietar­io di alcune delle opere ritenute false e, appunto, il curatore della mostra Rudy Chiappini. “Per me non cambia nulla – ha detto Chiappini all’Ansa –. L’attribuzio­ne delle opere a Modigliani non l’ho fatta io, mi sono solo limitato a raccoglier­e informazio­ni già esistenti. Bisognerà risalire alla fonte, a chi ha fatto la prima attribuzio­ne. Io resto comunque dell’idea che quei quadri siano buoni”. Adesso “bisognerà leggere la consulenza: certo è che se parla di cornici è ridicolo. Ogni proprietar­io mette le cornici che vuole. Comunque quei dipinti sono stati esposti anche da altre parti e la loro autenticit­à era basata su attribuzio­ni fatte da altri studiosi ed esperti”.

La rivincita di Pepi

La consulenza della Procura di Genova rappresent­a in parte la rivincita dell’esperto toscano Carlo Pepi, il primo, come detto, a dire che alcune delle tele esposte nella mostra genovese erano false, così come fu lui nel 1984 a sostenere che le teste di Modì trovate a Livorno erano delle “porcherie”. “Finalmente questa verità è venuta a galla – ha detto –. Sono soddisfatt­o che abbiano riconosciu­to che la grana che ho piantato era giusta e che i quadri sono falsi”. L’affaire Modigliani non è ovviamente terminato: le difese degli indagati potrebbero chiedere un incidente probatorio e sottoporre a loro volta le tele e i disegni incriminat­i a ulteriore perizia. La Procura e gli investigat­ori dei Carabinier­i del Nucleo tutela patrimonio artistico proseguono le indagini per riuscire a capire chi, come e quando abbia falsificat­o i Modì. Non è soltanto un affascinan­te intrigo di tipo culturale e artistico, ma anche economico visto che Modigliani ha quotazioni vertiginos­e: basti pensare che nel 2015 il Nu couché del 1917 è stato battuto all’asta da Christie’s e venduto per oltre 170 milioni di dollari. La Fondazione Palazzo Ducale di Genova ha reagito immediatam­ente alla notizia sottolinea­ndo di essere, in questa vicenda, “parte fortemente lesa”, come ribadito dal legale della Fondazione Cesare Manzitti: “Sono stati ipotizzati reati compiuti in danno della fondazione. Siamo costituiti come parte offesa, seguiremo il procedimen­to”. Le 21 opere sequestrat­e sono ancora sotto custodia nel caveau del Nucleo tutela patrimonio artistico dei Carabinier­i.

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Il Ritratto di Soutine, una delle opere sequestrat­e

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