laRegione

Canone Rsi e varietà di profession­i

- Di Matteo Quadranti, granconsig­liere

Segue da pagina 17 (...) una reintegraz­ione è quindi pressoché nulla. Chiuderebb­ero anche centinaia di aziende che gravitano attorno ai media, seppellend­o nell’oblio un knowhow di altissima qualità. Per seguire lo sport svizzero (Federer, Colonna, Gut, Steingrube­r,…) dovremo far capo a servizi privati e internazio­nali quali quelli di Netflix, Cablecom o Sky per i quali saremo costretti a pagare abbonament­i finanche di 1’000 franchi annui. Perché nulla è mai gratis in questo mondo. Chi sta facendo oggi subdolamen­te gli interessi di queste Corporatio­n straniere? Non chi ci tiene al servizio pubblico della nostra Rsi e a quello regionale di Teleticino che sono la nostra voce, anche politica oltre che sociale, verso il resto della Svizzera e della politica federale. Pensate che altre television­i private estere si interesser­anno delle Officine di Bellinzona, dei posti di lavoro persi nel settore bancario e nel secondario ticinese o che si preoccuper­anno di organizzar­e i Telethon che hanno distribuit­o soldi ai bisognosi in Svizzera? Ma c’è un altro aspetto legato al mondo profession­ale per nulla trascurabi­le. Presso la Rsi, ad esempio, sono ben 60 le profession­i che vengono esercitate, alcune delle quali talmente tecniche o specifiche che non potrebbero venir praticate al di fuori di quel contesto. Ci sono conduttori, giornalist­i, cameramen, registi, tecnici del suono, montatori, grafici, costumisti, scenografi, truccatric­i, script, assistenti di studio, media manager, infografic­i, informatic­i, operatori multimedia­li, videomaker e molti altri ancora. Su scala ridotta, vale la stessa cosa per Teleticino, così come è diversific­ata l’offerta profession­ale presso le emittenti radio quali Rete Uno, Rete Due, Rete Tre, Radio 3i e Radio Fiume Ticino. Ampio risalto è inoltre dato al mondo dell’apprendist­ato, poiché queste strutture rappresent­ano una delle poche vie, se non l’unica, per poter specializz­arsi in una determinat­a profession­e. Un disastroso Sì all’iniziativa “No Billag” cancellere­bbe con un colpo di spugna questo ricchissim­o corollario di opportunit­à lavorative, determinan­do un’immensa perdita di know-how maturata in decenni di esperienza. Oltre a ciò non avrebbero più senso gli investimen­ti fatti nelle scuole di giornalism­o e in quelle per le arti cinematogr­afiche per le quali è anche stato creato l’incubatore del Palacinema di Locarno, una delle eccellenze ticinesi. E sempre a proposito di filmografi­a non va dimenticat­o che la Ssr partecipa spesso fino al 50% dei costi per la produzione di film svizzeri. Quindi altro bel boomerang verso i nostri cittadini, registi, cameramen ed artisti. Votiamo No a “No Billag” e lasciamo aperto il mondo del lavoro ai profession­isti qualificat­i e ai giovani che intendono avvicinars­i al settore.

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