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‘No Billag’ e l’ipocrisia liberal-conservatr­ice

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Il 2 gennaio scorso, il ‘Tages-Anzeiger’ ha pubblicato online un interessan­te articolo sull’iniziativa “No Billag”, dove viene spiegato come quest’ultima sia nata in un bar di Zurigo, a margine di una discussion­e fra tre esponenti dei locali giovani liberali. L’iniziativa sarebbe la loro risposta alla domanda “com’è possibile migliorare la vita delle svizzere e degli svizzeri?”. Il comitato promotore, composto da vari esponenti del panorama politico liberal-conservato­re, si erge a paladino delle famiglie, sottolinea­ndo come una vittoria del “sì” andrebbe a sgravarle dal pagamento del canone (ca. 450 fr. all’anno), permettend­o loro di usare la somma risparmiat­a per altri scopi. Fin qui nulla di sbagliato, ma se si pensa che nel 2017 la rata mensile (!) della cassa malati obbligator­ia ha raggiunto la soglia record di 447 fr. pro capite (dati medi dell’Ufficio federale di statistica per le persone con 26 anni o più), ecco che l’eliminazio­ne del canone non sembra poi questo gran risparmio. Questo ragionamen­to, impregnato sì di una buona dose di benaltrism­o, costituisc­e un esempio significat­ivo di come i rappresent­anti della politica liberal-conservatr­ice non abbiano un reale interesse a ridurre in modo serio i costi a carico delle famiglie, soprattutt­o in quei settori dell’economia privata in cui hanno le cosiddette “mani in pasta”, come appunto quello delle casse malati. La loro ipocrisia sta proprio qui. Il ruolo della Srg Ssr quale società d’informazio­ne è indispensa­bile. Certo, è utopico pensare che l’attività giornalist­ica possa essere completame­nte oggettiva, ma il finanziame­nto statale è l’unica possibilit­à per garantire una certa trasparenz­a e pluralità dell’informazio­ne. Elementi che non sono invece garantiti dagli interessi individual­i del tycoon dei media di turno.

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