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Giudici supplenti, cura dimagrante all’orizzonte

Agustoni contrario: procedure e decisioni rallentate

- Di Andrea Manna

Nell’aprile del 2014 il Gran Consiglio, dando seguito a un’iniziativa di Riccardo Calastri (Plr) e Carlo Luigi Caimi (Ppd), ha aumentato il loro numero: da 12 a 27. Loro sono i giudici supplenti del Tribunale d’appello (Ta). Ventisette, tanti quanti sono i giudici ordinari. Il parlamento potrebbe però ora fare dietrofron­t, assottigli­ando in maniera importante la squadra dei supplenti, avvocati che coadiuvano i magistrati della massima istanza giudiziari­a ticinese nell’evasione degli incarti. A sollecitar­e la riduzione è la maggioranz­a della speciale commission­e ‘Procedura elezione magistrati’ che aderendo al rapporto della deputata leghista Sabrina Aldi propone di limitare la presenza dei giudici supplenti a due ‘organi’ del Ta: il Tribunale penale cantonale (Tpc) e la Corte di appello e di revisione penale (Carp). E di estendere alla Carp, per scongiurar­e potenziali conflitti d’interesse, quanto la legge stabilisce oggi per il Tpc (i supplenti attribuiti a quest’ultimo non possono esercitare l’attività forense nella giustizia penale, divieto che vale anche per gli avvocati del medesimo studio legale). Sul tema si pronuncerà il Gran Consiglio nella seduta che si aprirà lunedì 22. Sotto la lente del plenum ci sarà anche il rapporto di minoranza redatto dal popolare democratic­o Maurizio Agustoni, sottoscrit­to nella riunione commission­ale di ieri, oltre che dal Ppd, dal Ps. Agustoni e firmatari invitano in sostanza a mantenere il numero attuale dei supplenti, quindi non solo nel penale ma pure negli altri settori (civile, amministra­tivo...) di attività del Tribunale d’appello. Nel contempo sostengono “l’introduzio­ne di più stringenti criteri di incompatib­ilità” nell’attribuzio­ne degli incarti “per evitare che il giudice supplente si trovi a lavorare su fattispeci­e che riguardano avvocati o persone con cui ha già avuto a che fare in ambito profession­ale”. Il tutto trae origine da un’iniziativa parlamenta­re generica inoltrata da Michela Delcò Petralli nell’ottobre 2014: per la deputata dei Verdi, l’incremento del ‘contingent­e’ dei supplenti comporta un aumento dei costi e del rischio di conflitti di interesse. La maggioranz­a della commission­e suggerisce di abolire la figura del giudice supplente, lasciandol­a solo per il Tpc e la Carp. Se necessario, si precisa nel rapporto di Aldi, “bisognerà vagliare la possibilit­à” di un aumento del numero di vicecancel­lieri del Ta “senza però attribuire a questi il ruolo di giudice supplente”. I 27 supplenti – eletti come i giudici ordinari dal Gran Consiglio – sono in carica dal 2015. Il loro mandato scade a fine maggio 2018. Il drastico taglio verrebbe deciso a concorso già chiuso. Un modo di agire “quantomeno discutibil­e dal profilo dell’opportunit­à e della credibilit­à delle istituzion­i”, scrive fra l’altro Agustoni. Per il quale, inoltre, “esiste il concreto rischio che l’abolizione di giudici supplenti possa comportare in diversi settori” del Ta “un rallentame­nto delle procedure e delle decisioni”.

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