Giudici supplenti, cura dimagrante all’orizzonte
Agustoni contrario: procedure e decisioni rallentate
Nell’aprile del 2014 il Gran Consiglio, dando seguito a un’iniziativa di Riccardo Calastri (Plr) e Carlo Luigi Caimi (Ppd), ha aumentato il loro numero: da 12 a 27. Loro sono i giudici supplenti del Tribunale d’appello (Ta). Ventisette, tanti quanti sono i giudici ordinari. Il parlamento potrebbe però ora fare dietrofront, assottigliando in maniera importante la squadra dei supplenti, avvocati che coadiuvano i magistrati della massima istanza giudiziaria ticinese nell’evasione degli incarti. A sollecitare la riduzione è la maggioranza della speciale commissione ‘Procedura elezione magistrati’ che aderendo al rapporto della deputata leghista Sabrina Aldi propone di limitare la presenza dei giudici supplenti a due ‘organi’ del Ta: il Tribunale penale cantonale (Tpc) e la Corte di appello e di revisione penale (Carp). E di estendere alla Carp, per scongiurare potenziali conflitti d’interesse, quanto la legge stabilisce oggi per il Tpc (i supplenti attribuiti a quest’ultimo non possono esercitare l’attività forense nella giustizia penale, divieto che vale anche per gli avvocati del medesimo studio legale). Sul tema si pronuncerà il Gran Consiglio nella seduta che si aprirà lunedì 22. Sotto la lente del plenum ci sarà anche il rapporto di minoranza redatto dal popolare democratico Maurizio Agustoni, sottoscritto nella riunione commissionale di ieri, oltre che dal Ppd, dal Ps. Agustoni e firmatari invitano in sostanza a mantenere il numero attuale dei supplenti, quindi non solo nel penale ma pure negli altri settori (civile, amministrativo...) di attività del Tribunale d’appello. Nel contempo sostengono “l’introduzione di più stringenti criteri di incompatibilità” nell’attribuzione degli incarti “per evitare che il giudice supplente si trovi a lavorare su fattispecie che riguardano avvocati o persone con cui ha già avuto a che fare in ambito professionale”. Il tutto trae origine da un’iniziativa parlamentare generica inoltrata da Michela Delcò Petralli nell’ottobre 2014: per la deputata dei Verdi, l’incremento del ‘contingente’ dei supplenti comporta un aumento dei costi e del rischio di conflitti di interesse. La maggioranza della commissione suggerisce di abolire la figura del giudice supplente, lasciandola solo per il Tpc e la Carp. Se necessario, si precisa nel rapporto di Aldi, “bisognerà vagliare la possibilità” di un aumento del numero di vicecancellieri del Ta “senza però attribuire a questi il ruolo di giudice supplente”. I 27 supplenti – eletti come i giudici ordinari dal Gran Consiglio – sono in carica dal 2015. Il loro mandato scade a fine maggio 2018. Il drastico taglio verrebbe deciso a concorso già chiuso. Un modo di agire “quantomeno discutibile dal profilo dell’opportunità e della credibilità delle istituzioni”, scrive fra l’altro Agustoni. Per il quale, inoltre, “esiste il concreto rischio che l’abolizione di giudici supplenti possa comportare in diversi settori” del Ta “un rallentamento delle procedure e delle decisioni”.